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Sandro Fortunati

Via de Bossi 1, Milano

By I luoghi
Pianta città di Milano Antonio Vallardi - 1863

Pianta città di Milano
Antonio Vallardi – 1863

A pochi metri dal Duomo di Milano.
Per stare vicino a sua figlia, prese un appartamento nel palazzo del genero.
L’abitò per diversi anni intervallando i suoi soggiorni con Locate e Blevio. E’ in questo appartamento che morì il 5 luglio 1871.

Le informazioni non sono chiare riguardo al fatto che Cristina abitasse nel palazzo ora diventato il N. 4 o effettivamente nel palazzo Trotti al N. 1, come indicato nella cartina qui a fianco. Nel secondo caso, il palazzo non esiste più.

Il biografo Raffaello Barbiera indica come “casa numero 1 di via de’ Bossi, presso quella che già appartenne a Francesco Sforza”, per cui indicherebbe in realtà il N.4. Anche la scheda del palazzo presso i sistemi culturali della Regione Lombardia lo indica come ultima abitazione di Cristina.

Al N. 4 infatti c’è l’antico palazzo Barbò ( o dei Bossi, o Ex banco Mediceo) , donato nel 1463 da Francesco Sforza a Cosimo de medici che lo destinò a sede del Banco omonimo. Nella seconda metà dell’ottocento fu staccato il portale ora visibile in una sala del Castello Sforzesco.

D’altra parte, dalle carte di famiglia Trotti risulta una planimetria in cui viene indicato il “caseggiato posto tra la via Bossi e la via Clerici di Ragion del Sig. Marchese Trotti” per cui esattamente dove indicato dalla mappa del 1863 riportata qui sopra. Personalmente penso che sia proprio questo il palazzo dove Cristina abitò e morì.

L’Asia minore

By I luoghi

Vista odierna del terreno agricolo di Çakmakoğlu da est a ovest. L’insediamento visto di fronte è il villaggio di Kuzyaka (Kuzköy). Ringrazio Murat Babuçoğlu e Orhan Özdil per la foto.

Dopo la fuga da Roma del 1849, si e’ ritirata per quasi cinque anni nel suo possedimento a Ciaq Maq Oglou, nel mezzo della Turchia. Durante questo periodo ha fatto un viaggio avventuroso fino a Gerusalemme e ritorno, narrato in molti racconti e libri da lei pubblicati in Francia ed in America.

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Cristina e Locate

By Approfondimenti

Cristina Belgiojoso e Locate di Triulzi

Pur essendo nata a Milano nel palazzo Trivulzio in piazza Sant Alessandro e poi passata la giovinezza tra lì ed il palazzo della madre ad Affori, Cristina ha sempre considerato Locate come la sua vera casa.

Lì aveva il palazzo ancora visibile, anche se ora diviso in appartamenti. A metà ottocento era maestoso ed importante, con un grande giardino ed una strada di ingresso con le statue; un po’ come si vede ancora in qualche foto di inizio secolo. ( http://www.comune.locateditriulzi.mi.it/ )
Il suo interesse al palazzo si accentua al suo ritorno dall’esilio parigino.
Cristina varca il confine del Regno Lombardo Veneto a Ponte Tresa, il 4 settembre 1840. Ad aspettarla c’è la sua amica Ernesta Bisi, che non vedeva ormai da molti anni. A parte qualche viaggetto a Varese o Genova, vi rimane fino al 6 giugno 1842. Successivamente inizia a fare spola con Parigi, ma tenendo sempre in mente i suoi compaesani di Locate.

Nel 1840 arriva a Locate con un mistero. Mistero che, come dice al suo amico Mignet, non può rivelare via lettera. Sicuramente la sua partenza da Parigi per il lungo viaggio che la porterà a Locate, con lunga tappa a Ems in Germania, “a fare le acque” è alquanto improvvisa. Aveva già lasciato il suo salotto in Rue D’Anjou, dopo la nascita illegittima della figlia Maria, ed aveva trascorso parecchi mesi in Inghilterra, in compagnia dei suoi fratelli e sorelle. Ormai, il nuovo imperatore d’Austria aveva dato l’amnistia a tutti gli esuli del Lombardo Veneto, per cui non era più costretta a stare a Parigi ma poteva finalmente tornare a casa, dopo dieci anni di esilio.

Quando arriva a Locate, e trova una situazione disastrosa. Si rinchiude nel palazzo tra i suoi libri e sua figlia. A farle compagnia c’è il locale parroco Giosuè Brambilla, con cui ogni tanto passa il tempo a giocare a tarocchi.

Dal libro “La principessa Belgiojoso” di Raffaello Barbiera, del 1902.
“La sua villa ha vaste sale i cui usci, ai giorni della principessa, non si chiudevano mai. Il nudo pavimento era, un dì, coperto di modeste stuoje di paglia; ma alcuni gabinetti avean le pareti coperte di seta; qualche altro presentava panoplie d’armi antiche: e, altrove, libri preziosi, miniati da mani diventate polvere da molti secoli. La sala terrena serviva per ricevere i lavoratori dei campi, per le rappresentazioni teatrali, per esecuzioni di concerti, per feste da ballo.”
Nella sala terrena, la principessa, ne’ primi anni del suo matrimonio, siedeva su una antica poltrona a mo’ di trono; e i contadini, fedeli alle tradizioni patriarcali e feudali, le passavano davanti, baciandole reverenti la mano. Era allora la razza Trivulzio che trapelava da quella dama; ma in quel tempo, l’orgoglio era peccato di pochi.
Un’altra sala superiore ( la biblioteca ) è ancora ricca di libri. Vi abbonda la collezione Tauchnitz dei romanzi inglesi, della quale la Belgiojoso era ghiotta.
La stanza da letto della principessa vasta; vasto il talamo, coperto da cortine. Un inginocchiatojo accanto al letto accoglieva ogni sera la principessa che pregava. E, attigua, un’altra stanza ravvolta in misteriosa penombra: la luca vi penetra appena da un finestrone di vetri colorati e istoriati, come nelle cattedrali gotiche. Là, la Belgiojoso meditava, scriveva, e distribuiva innumerevoli beneficenze.”

Il 18 novembre del 1840, dopo un mese dall’arrivo, Cristina si chiude in casa, quasi spaventata dalla povertà che la circonda :

“..E qual altra vita si può condurre in questo nostro paese? Vivere con se’, coi libri e col sole. E con Dio; ma non coi nostri simili i quali c’impoveriscono mostrandoci spietatamente la loro povertà. Quando mi tocca a stare un giorno in mezzo a’ miei concittadini rimango stordita tutto l’indomani.”

E’ il 12 marzo del 1841. In una lettera a Niccolò Tommaseo Cristina racconta :

“I bambini di questo mio paese sono nella più miseranda fra le condizioni umane. La così detta mano d’opera è così ricercata che non solo gli uomini e le donne ma anche i ragazzi e le ragazze un pò grandi stanno fuori tutto il giorno a lavorare nei campi, e i poveri bambini rimangono abbandonati nelle deserte case. La qualità dei lavori e l’aria delle paludi nella state procacciano gravi malattie, e poche sono le coppie che pervengono ad età avanzate; onde accade che i ragazzi quasi tutti hanno sia la matrigna sia il padrino ( scusate se non è parola italiana) e alle volte hanno l’uno e l’altro, giacché i vedovi sposano le vedove, poi il primo di questi che se ne va lascia il campo aperto ad un nuovo matrimonio, e si trovano famiglie in cui s’hanno ragazzi di tre o quattro letti.”

poi continua :

“I contadini di questo paese sono quasi tutti giornalieri, altro non guadagnano che lavorando alla giornata, non posseggono e non godono neppure di quel possesso passeggero che si ottiene dagli affitti. Dessi sono nomadi; quando hanno malcontenti tutti quelli che possono farli lavorare, vanno in un altro luogo ove non siano conosciuti. E così non v’ha popolo più immorale di questo, e chi ne soffre sono i bambini. Quando la prima volta da me, sembravano piuttosto da mandare all’ospedale che a scuola. Pochi parlavano, pochi stavano in piedi, pochi non avevano febbre o piaghe; tutti urlavano, s’imbrattavano, e l’immagine di Dio era in verità molto ascosa. Avvezzi alle percosse, al non mai rispondere, al mangiar porcherie, al rubarsi l’un l’altro, facevano pietà e anche un pò ribrezzo”

Visto tutto questo, ai primi dicembre del 1840 la Principessa s’era tirata su le maniche ed aveva iniziato la serie delle sue opere benefattrici. Il 14 dicembre infatti, apre il primo asilo.

Le lettera appena citata, continua così :

“Ora tutti questi bambini hanno un bell’aspetto di salute, e non s’insudiciano, mangiano regolarmente ciò che loro dò, passeggiano alle ore stabilite, rispondono quando chiamati e stanno seduti sulle panche loro tutto quel tempo che vien loro comandato.
Molti fra essi incominciano a leggere, a numerare ed a conoscere il catechismo.
Questo catechismo non mi soddisfa pienamente, ma non mi attento a toccarlo per timore di incorrere la censura.
Il solo castigo impiegato consiste a far uscire il colpevole e a farlo rimanere qualche momento in una camera separata dagli altri, ma rischiarata, grande e non avendo punto lo aspetto di prigione: questo castigo è per loro così terribile che ne ho visti piangere durante tre o quattro giorni al solo rammentar quella sventura…
Uno dei ragazzi che ancora non parlava, gridava dalla mattina alla sera: poco a poco s’acquetò e diventò così amorevole e così buono che fa meraviglia a vedersi. Appena chiamato si alza, giunge le sue manine in atto di orazione e sta pronto all’obbedienza.
Uno degli amici suoi che era ammalato quando apersi la scuola, fu poi accettato dopo di essere guarito, e arrivando così nuovo fra i già domati disturbava tutti.
Lo misi sotto la direzione del piccolo convertito, ed ammirai come questo custodiva quello; non si allontanavano mai, baciandolo e accarezzandolo, suggerendogli che cosa non dovesse fare e dire, appoggiandogli la testa sul suo petto quando il sonno si faceva sentire.
I parenti sono storditi vedendo questi bambini chiedere insistentemente d’essere condotti a scuola.
Ve ne furono alcuni ammalati che i parenti non poterono custodire in casa, perché i bambini non cessavano dal gridare se non erano condotti a scuola.

Ecco che cosa ho ottenuto sin’ora; non è molto, ma è più ch’io non ardivo sperare.
Parliamo loro di Dio, e non credo che intendono, ma quel nome opera anche se non inteso e l’abito di pronunciarlo è un indirizzo al conoscerlo.”

Il suo lavoro nei mesi prosegue, ed organizza nuovi corsi per i bambini.
Nella lettera da Varese il 22 giugno 1841 riferisce al suo amico Tommaseo :

“Qualche nozione sulle qualità dei corpi e sulle leggi della natura: un pò di meccanica, di agricoltura ecc. Nei nostri paesi parte di queste cognizioni gioverebbe ai lavori così complicati della campagna, e parte servirebbero a procurare ai contadini una industria per guadagnarsi il vitto durante l’inverno. Se Dio mi dà vita amerei di mostrare come si possa ridurre uno dei paesi più miserabili e una delle popolazioni più corrotte che vi siano”

Dopo l’asilo infantile seguiranno una scuola elementare per ragazzi e ragazze, una scuola professionale femminile e una scuola di tecnica agraria maschile, dei laboratori artigianali per pittori, rilegatori, restauratori.
A quel punto si rese conto che la qualità della vita doveva migliorare a prescindere dal grado di istruzione che poteva dare ai ragazzi, e qualcosa doveva essere fatto subito, senza aspettare le nuove generazioni.
Costruirà allora un scaldatoio, ovvero uno stanzone riscaldato in cui ci potevano stare fino a 300 persone.
Dopo lo scaldatoio, costruì una cucina economica, con la quale produrre piatti di minestra calda da distribuire ai più poveri.
Non le distribuiva gratis, ma le faceva pagare un prezzo basso. Questo per insegnarli a non approfittare ma a guadagnarsi il pane, anche se a prezzi ribassatissimi.

C’è un articolo uscito sulla Gazzetta Privilegiata di Milano del 1845, che illustra bene queste opere. Eccolo.

Poi distribuisce medicine agli ammalati, vestiti alle ragazze più povere, doti alle spose. Si riparano case e si pensa anche al verde pubblico con un giardino con viali, prati, statuette. Oggi è rimasta la “Via del Giardino” e alcune statue sono nell’erba in giro per Locate.

Il 4 febbraio 1842 aggiorna il suo amico Tommaseo :

“Voi mi chiedete quali siano le mie incombenze come deputato politico. Eccole : badare che le osterie siano chiuse durante le cerimonie della chiesa e dopo le nove di sera. Badare che i parenti mandino i figli alla scuola. Fare arrestare i ladri e gli attaccabrighe. Aver cura delle strade etc. I regolamenti son buoni ma quella benedetta indolenza dei nostri fa sì che non son mai eseguiti. Io mi son fitta in capo di adempiere rigorosamente il dovere che mi son lasciata imporre; e il parroco mi annunziava pochi giorni fa che dacché io ho assunto questo incarico, la sua chiesa è piena, il paese è quieto, e quest’anno non vi sono ancora state né aggressioni né risse. Intanto le mie tre scuole prosperano ed io vado formando nuovi progetti per l’anno venturo onde, se Dio mi dà vita, poter ridurre questa spelonca in una società cristiana.”

E’ interessante smitizzare qui il famoso Manzoni, che criticava Cristina sulle scuole da lei create, dicendo :

“Quando saranno tutti dotti, a chi toccherà coltivare la terra?”
(Da “Colloqui col Manzoni”, di Giuseppe Borri)

Preoccupazione seria, ma non molto edificante da parte di un tale personaggio!
C’è da dire che anche Cristina non aveva una buona opinione del Manzoni, visto che non l’aveva lasciata andare a visitare sua madre Giulia Beccaria, morente. Anche quando Cristina dovette aiutare la moglie di uno dei suoi tanti figli, non ebbe buone parole per il sommo scrittore…

Luigi Severgnini dice nella sua biografia :
“Scemano l’ubriachezza, le liti, le coltellate. Negli anni dal 1840 al 1847 la popolazione di Locate si è trasformata: il bruto si è fatto uomo. Quei villani puzzolenti ascendono alla vita civile, possono partecipare ai nobili sentimenti”.

Da Locate, il 29 maggio 1843 scriverà a Massari, a Parigi :

“Tanti hanno bisogno di me, la mia lontananza è considerata come una tale sciagura che anch’io non posso partire cantando. Questo è il mio luogo, e non Parigi, ove tutto ciò che può succedere di meglio è di non far né bene né male. V’è qualcha Marta a Parigi, ma pochissime Maria. Queste nascono nella quieta e nel silenzio e gli affari, le chiacchere le ammazzano. Chiusa fra i miei libri, da cui non mi allontano se non chiamata dai bisogni altrui, so rientrare in me stessa e piacermi meco, mentre a Parigi sovente mi accade di cercarmi senza trovarmi.”
(Museo del Risorgimento di Roma, Carte Massari)

In poche parole, la principessa preferiva Locate a Parigi.
Riporto qui una lettera di Cristina al suo amico Thierry.
A lui narra, in modo “assolutamente confidenziale” l’accoglienza che la popolazione di Locate le riservò al suo ritorno da un suo viaggio a Parigi, nel novembre 1844. E’ molto utile per capire come la ritenevano i Locatesi.

Testo della lettera

 

Il modello di Cristina è il falansterio di Fourier. Nella lettera a Thierry del 1 marzo 1845 dice :
“Io governo il mio impero o il mio falansterio perché Locate ha appunto l’aria di essere uscito dalle mani fourieriste.Il mio castello è grande come una piccola città e quasi tutti gli edifici sono ora occupati da lavoratori. C’è un laboratorio per i pittori, un altro per i rilegatori e quattro scuole differenti di cui una è divenuta una scuola di canto”.

Nel novembre del 1845, scriveva da Locate a Thierry , descrivendo le sue stanze e i suoi pensieri :

“Mon chere Frere,
Voilà mon voyage enfin terminé, et il était temps, car la fatigue de corps et d’âme s’était emparée de moi. Il est bon d’être quelque part, et c’est un bonheur dont le voyage nous dépouille.
Locate va bien avec ses écoles, son chauffoir, ses soupes, ses nouvelles maisons, sa musique,etc.… Tout va bien, mais je sens que mon absence prolongée au-delà du terme ordinaire serait la mort de cette vie nouvelle.

J’ai ici un petit cabinet de travail attenant à ma chambre, en bois sculpté et des peintures a fresques sur le murs, dans le vieux style italien, et dont la clef est passée dans la chaine de ma montre, de façon que personne n’y pénètre et que tout le monde ignore lorsque j’y suis, que j’y suis. N’est-ce pas ravissant ?
J’entends des ennuyeux qui me cherchent dans tous les coins, et moi je suis dans une grotte de sorcière, aussi invisible que si Alcine m’avait donné des leçons.
C’est là, dans cette solitude si impénétrable, que je compte aller chercher des force, lorsqu’il m’arrivera d’en manquer. Il me semble que je suis sous le poids d’une grande responsabilité. Ce qui m’entoure, de près ou de loin, a besoin d’étincelles électrique, et je possède, avec un pile, le talent de m’en servir, la volonté et le courage. Si je n’agis pas, si je meurs en laissant ceci comme je l’ai trouvé, personne me persuadera que je n’ai pas de reproches à me faire. ….”

Riporto qui anche un articolo di Ferrante Aporti: “Istituzioni di comune educazione e soccorso fondate in Locate (provincia di Milano) dalla contessa Cristina Trivulzio principessa Belgiojoso”.L’articolo era uscito su “Annali universali di statistica“, Agosto 1846.

Clicca qui per scaricare il pdf dell’articolo di Ferrante Aporti

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Locate Triulzi ( Milano)

By I luoghi
Disegno di Luigi Bisi - 1840

Disegno di Giuseppe Bisi – 1840

Locate è dove tornata quando si sentiva fragile e dove le hanno dedicato parte del nome. Questo è il paese a lei più caro, nonostante i suoi numerosi viaggi. Questa era la sua casa, qui c’era la sua gente, e qui infatti si è voluta far seppellire.

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Parigi

By I luoghi

Il decennio parigino e i suoi successivi viaggi occupano una parte importantissima della sua vita. Qui ha passato i suoi vent’anni, ha conosciuto e frequentato storici, musicisti e l’elite francese. Alle porte di Parigi è nata sua figlia Maria.
L’importanza del soggiorno parigino meriterebbe un approfondimento..

Come al solito sempre in movimento, anche a Parigi ha abitato almeno in otto luoghi diversi. Qui sotto riporto solo le sue proprietà.


23, re d’Anjou st. Honoré.

Cristina ci visse dal 1835 al 1844. In questo palazzo, oggi non più esistente, tenne il “salotto” dove si potevano trovare storici, musicisti e politici.

Da “Les Salons de Paris » di Beaumont – Vassy del 1866:

“Si entrava in un piccolo vestibolo che comunicava, a sinistra, con una sala da pranzo, a destra con il soggiorno. La sala da pranzo in stucco era decorata con dipinti nel gusto degli affreschi e dei mosaici di Pompei. Più lunga che larga, questa stanza si trasportava un piano nei giorni di ricevimento, serviva allora da sala da ballo. Il soggiorno, abbastanza grande e quadrato, era rivestito in velluto di un marrone quasi nero, punteggiato da stelle d’argento; i mobili erano coperti con lo stesso panno, e la sera, quando ci si entrava, ci si poteva credere in una cappella ardente, poiché l’aspetto generale offriva uno sguardo cupo. La padrona di casa, con il suo aspetto personale, si aggiungeva a quella singolare impressione. Una donna del genere era evidentemente fatta per un tale ambiente. Il quadro si adattava meravigliosamente al ritratto, ci si poteva davvero chiedere se il primo fosse stato fatto per il secondo o il secondo per il primo.”


4 (bis) Rue de Mt Parnasse

A questo indirizzo nel 1845 aquistò un terreno con una palazzina, tuttora esistente. Vi fece costruire una dependance dove alloggiare il suo amico storico Augustin Thierry..

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Palazzo Trivulzio di Milano

By I luoghi

Situato in piazza S. Alessandro 1, in pieno centro di Milano. Qui Cristina è nata ed ha passato i primi anni della sua vita. E’ stata battezzata nella chiesa di S. Alessandro, proprio di fronte.

All’interno è stato portato il portone rinascimentale del Palazzo Mozzanica, demolito nel 1830 per fare la galleria De Cristoforis. Era situato in Corsia dei Servi, ora corso Vittorio Emanuele.

Il palazzo è andato in eredità allo zio di Cristina, primogenito dei Trivulzio.

Riporto qui sotto la descrizione riportata da Wikipedia, per comodità :

“Le prime notizie del palazzo si hanno nel XVI secolo, quando ancora apparteneva alla famiglia Corio-Figliodoni-Visconti: nei primi anni del Settecento, il marchese Giorgio Trivulzio acquistò il palazzo, per poi affidarne a Giovanni Ruggeri la ristrutturazione e il rimaneggiamento tra il 1707 e il 1713. In tempi meno recenti il palazzo divenne famoso per due principali motivi: il primo erano le lussuose feste che vi si tenevano negli interni, riempiti di arredi sfarzosi, soffitti decorati, camerieri in livrea dorata ed elaborati e numerosi candelabri che illuminavano a giorno le stanze del palazzo.

Il secondo motivo di celebrità del palazzo era le collezioni ospitate al suo interno: il primogenito di Giorgio Trivulzio, Alessandro Teodoro, fondò la Biblioteca Trivulziana; le sale erano ornate con dei bellissimi arazzi disegnati dal Bramantino raffiguranti l’allegoria dei mesi. Sparsi per tutto il palazzo erano una serie di cimeli dall’età romana al rinascimento, dal sigillo segreto di Ludovico Sforza alla Coppa di Nerone, ma soprattutto un manoscritto di Leonardo Da Vinci, conosciuto come Codice Trivulziano. Tutti i cimeli e le opere d’arte rimasti del palazzo, sono ora esposti nei Musei del Castello Sforzesco.

Dopo i vari rimaneggiamenti subiti durante gli anni, l’aspetto attuale del palazzo è settecentesco: esso può essere rappresentato come uno dei primi esempi di architettura rococò della città. La facciata color panna che dà sulla piazza ha un aspetto molto semplice per l’architettura dell’epoca, tuttavia la sua semplicità contrasta con l’elaboratezza del portale con stipiti in granito e sormontato da un balcone ornato con una fitta trama di ferro battuto: sopra la porta finestra del primo piano, è possibile notare lo stemma della famiglia Trivulzio

Come già precedentemente detto il palazzo, in epoche meno recenti era celebre per gli arredi sfarzosi al suo interno: di quegli arredi ben poco è rimasto nel palazzo, se non qualche elemento architettonico come portali, fontane e lo scalone d’onore”

 

Victor Cousin

By Altri

Victor CousinParigi, 28 novembre 1792 – Cannes, 13 gennaio 1867
Filosofo e storico della filosofia francese, un protagonista della vita culturale nella Francia della Restaurazione: è considerato il fondatore della storiografia filosofica francese.
Frequentatore abituale del Salotto parigino di Cristina.

Margaret Fuller Ossoli

By Altri

Margaret Fuller OssoliCambridgeport (Massachusets, U.S.A.) , 23 maggio 1810 – Fire Island (New York, U.S.A.), 19 luglio 1850

Scrittrice e giornalista americana.  Viene in Italia per il classico “Grand Tour” europeo. Incaricata dal giornale “New York Daily Tribune” di seguire la critica artistica e letteraria, intende unire “l’utile al dilettevole”. Incontra nel 1847 il marchese Giovanni Ossoli, da cui avrà un figlio l’anno successivo. Mentre lavora al libro “Storia della Rivoluzione Italiana” e si occupa del figlio, si sposta tra Roma, Rieti, L’Aquila, Perugia e Firenze.

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Napoleone III

By Altri

Napoleone III(Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873)
Fu presidente della Repubblica francese dal 1848 al 1852 e Imperatore dei Francesi dal 1852 al 1870.
Probabilmente Cristina l’ha conosciuto a Roma, durante l’esilio di Napoleone con la Madre Hortense de Beauharnais. Rimase in contatto e lo ando’ a trovare anche durante la sua prigionia nel castello di Ham. Ci sono rimaste purtroppo pochissime lettere. Cristina si adiro’ molto con lui a causa del suo schieramento per il Papa e la conseguente “liberazione” di Roma nel 1849.

Adolphe Thiers

By Altri

Adolphe ThiersFu presidente della repubblica francese e fu il negoziatore con Bismark del trattato di pace dopo la sconfitta francese del 1871. Nella “settimana di sangue” dal 21 al 28 maggio 1871, schiacciò la Commune di Parigi.

Frequentatore abituale del Salotto parigino di Cristina.

Pietro “Bianchi” Bolognini

By Collaboratori

Segretario della principessa. Probabilmente conosciuto a Carquerainne, vicino a Marsiglia appena dopo la sua fuga dall’Italia del 1830, era stato subito sospettato suo amante dalle spie austriache.
Notaio a Reggio Emilia, era figlio di Vincenzo Bolognini, un colonnello dell’esercito napoleonico impegnato nell’insurrezione delle Province unite. Si era dato il soprannome “Bianchi” per non farsi riconoscere mentre in esilio. A Parigi, il “giovane Bolognini”, con “grossi mostacchi” era sempre in compagnia delle principessa.
Alcuni biografi gli attribuiranno anche la paternita’ della figlia di Cristina, Maria. In realtà, come io stesso ho trovato negli archivi francesi, la principessa si servira’ di lui e della sua nuova moglie solamente per legalizzarla, facendola registrare come figlia loro. Proprio in conseguenza di questo, il Bolognini chiederà grosse cifre di denaro alla principessa, probabilmente come sorta di ricatto o compenso per questo servizio resole.

Giuseppe Pastori

By Collaboratori

Giuseppe PastoriAmministratore ed amico di Cristina dal 12 ottobre del 1849.
Le amministro’ i suoi possedimenti e i suoi affari per decine d’anni. Fu amico fidatissimo tanto essere nominato tutore della figlia insieme al fratello Alberto, in caso di sua morte prematura.
Fu sindaco di Locate Triulzi.
Apri’ poi una scuola di agraria a Orzinuovi (BS).

Chi era Teodoro Doehler

By Approfondimenti

Teodoro DoehlerTeodoro Döhler (Doehler)

Nato il 14 aprile del 1814 a Napoli. La famiglia si era trasferita da Berlino ( la madre era di Stoccarda) per trovare lavoro, vittima di problemi economici. Il piccolo Teodoro suonava in pubblico già all’età di 6 anni. A dieci anni scrisse “Variazioni sopra l’aria Ich lebe froh und Sorgent” del Sig. Righini. Ad undici : “Variazioni sopra un tema conosciuto di mozart”, a dodici “Fantasia per piano sopra un tema di Pacini”, a tredici, su versi di Metastasio : ” L’ape, duettino per due soprani”. 

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Estratto da “Ricordi di gioventù” di Giovanni Visconti Venosta

By Estratti

Estratto da “Ricordi di gioventù – Cose vedute o sapute” , Giovanni Visconti Venosta

Dopo la spedizione del mille, ci fu, com’è noto, quel succedersi d’avvenimenti nelle provincie meridionali, dai quali uscì l’unità d’Italia. Alle gene razioni future la storia parlerà di quei fatti memorabili, snebbiando leggende già formate, e coi documenti ne darà una visione più completa di quella che ne ebbero gli stessi contemporanei.
I prodigiosi avvenimenti che succedevano in Italia vi facevano accorrere in quei giorni uomini politici e giornalisti d’ogni paese, che venivano a ved ervi lo spettacolo d’una nazione che risorge. Parecchi ammiravano, molti rimanevano scettici, e alcuni parevano quasi seccati di ritrovare dei vivi do ve erano abituati a passeggiare tra le ruine e tra i sepolcri. 

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Marchese di Lafayette

By Amici

Marquis De LafayetteMarie-Joseph Paul Yves Roch Gilbert du Motier, marchese de La Fayette
Chavaniac, 6 settembre 1757 – Parigi, 20 maggio 1834
Generale e politico francese. Protagonista per decine di anni della scena politica francese, dai tempi della monarchia di Luigi XVI. Chiamato anche “l’eroe dei due mondi” per il suo impegno nella rivoluzione americana al fianco di George Washington, oltre a quella francese. Nel 1830, ormai anziano e casualmente vicino di casa della principessa, le diventa molto amico. Lei lo segue da vicino per i pochi anni che lo separano dalla morte, avvenuta nel 1834. Nonostante la vicinanza delle abitazioni, ci sono rimaste molte loro lettere.

Come si diffuse la leggenda

By Approfondimenti

TRATTO DALLA BIOGRAFIA “CRISTINA DI BELGIOJOSO” DI ALDOBRANDINO MALVEZZI, TREVES,1937 :

La leggenda del cadavere nell’armadio

La famosissima storia del cadavere di Gaetano Stelzi ritrovato “imbalsamato” nell armadio di Cristina di Belgiojoso in Locate, non è detto se in quello degli abiti o della biancheria, ha un origine assai umile.

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Ciò che successe veramente

By Approfondimenti

La principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Gaetano Stelzi, e la leggenda del cadavere imbalsamato.
Ciò che successe veramente..

Siamo nel 1845. Cristina si è ritrovata socia maggioritaria del giornale Gazzetta Italiana pubblicato a Parigi.
Purtroppo le sottoscrizioni per recuperare soldi sono andate malissimo, e gli unici due sono Liszt ed il barone Rothschild, che l’hanno fatto solo una richiesta della principessa.

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Cadavere nell’armadio

By Approfondimenti

Il testo che riporto qui sotto proviene dalle pagine che hanno dato inizio alla leggenda del cadavere nell’armadio della principessa.

Il Barbiera aveva raccolto queste dicerie tra la gente. Egli stesso, nella seconda parte del racconto, smentisce ed afferma che tutto ciò che ha detto prima è inverosimile. Purtroppo ormai il danno era stato fatto e le dicerie di paese si erano così allargate a dismisura. La gente a volte preferisce il lato oscuro e negativo delle persone e non si preoccupa di ciò che è reale.
Spero che un giorno o l’altro questa storia abbia termine.

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Raymond Adolphe Séré de Rivières

By Amici

Raymond Seré de RivieresNato il 20 maggio 1815 ad Albi, in Francia. Morto a Parigi il 16 febbraio 1895.
Amico di famiglia. Grazie a lui Teresa Visconti d’Aragona conosce il futuro marito, sempre di Albi. A lui sono indirizzate molte lettere che esprimono una amicizia sincera. La principessa si fidava dei suoi consigli anche in campo economico. Ferito nel 1859 durante la battaglia di Melegnano, viene accudito dai fratelli Visconti d’Aragona, su richiesta di Cristina che in quel momento si trovava ancora a Parigi.
Clicca qui per saperne di più

Paolo Maspero

By Amici

Paolo MasperoDottore della principessa dal 1841 fino alla sua morte nel 1871.

Nacque nel 1811. Si laureò in medicina nel 1836.
Compì i quattro anni d’assistentato nella clinica del prof. Del Chiappa, a Pavia, poi si recò come medico avventizio a Varese. Quando conobbe la principessa era il primo anno che esercitava liberamente.

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Giovanni Visconti Venosta

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Giovanni Visconti Venosta(* Milano 4/9/1831 +  1/10/1906). Scrittore e giornalista. Fratello del marchese Emilio (patriota milanese alle Cinque Giornate, collaboratore di Cavour e ministro degli esteri nel 1870). Autore, nei suoi “Ricordi di gioventù” pubblicati nel 1904, di una viva e lucida rappresentazione della società lombarda nella seconda metà dell’ottocento. Era originario della Valtellina.
È stato esecutore testamentario di Alessandro Manzoni.

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Teodoro Doehler

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Teodoro DoehlerPianista celebre nato a Napoli nel 1813, figlio di genitori austriaci.
Amico intimo della principessa. Fu maestro di pianoforte alla Regia Corte di Lucca, protetto dal Duca. Compositore, era il contrapposto di Liszt. Autore di Sei Melodie Italiane per una sola voce e d’altro lavori. A Pietroburgo conobbe una ricca e distinta signora che poi sposò.
Ancora giovane, si spense a Firenze alle 6 della mattina del 21 febbraio 1856. Le sue spoglie furono portate a Mosca, nel cimitero cattolico.
Parere personale, è il vero padre della figlia di Cristina, Maria.
Per maggiori informazioni vi consiglio il libro “Un été à Lucques. Theodor Döhler, un pianista biedermeier alla Corte di Carlo Lodovico di Fabrizio Papi.

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