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Diario turco – Seconda parte

Viaggio da SafranBolu a Gerusalemme

16 febbraio 1852

By Diario turco - Seconda parte

16  [febbraio 1852] Lunedì

Il nostro padrone di casa ci domanda 350 piastre- Le riduciamo a 250, ma con grande stento e mal’umore.- Veri Turcomanni- Partiamo verso mezzodì- Passo a vedere due delle tombe con annessa una Moschea in rovina.

Kirsehir Alaaddin Mosque

La tomba di Nadink Pascià, e quella di Georgy Bey- Monumenti interessantissimi, e molto belli – Ornati stupendi- La seconda principalmente, è una cosa grande- Camere tutte ricoperte di smalto-  Dodici celle- Un Minaretto di terra cotta con ornati di smalto blu.- Vi sono due, o tre altri di questi monumenti, ma il tempo ci manca per andarli a vedere- Prendiamo la via, e in poco meno di quattro ore giungiamo al Kunak. Villaggio , che prende, o dà il nome al monte che gli sta a tergo.- Alloggio buono; cena pronta.

15 febbraio 1852

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15  [febbraio 1852] Domenica

 

Tomba di Melik Gazi, Kirsehir

Fermata a Kir  Cheihr- Scrivo lettere e disegno- Antinori e Campana vanno a vedere le tombe.

 

 

 

Note: La tomba fu costruita nel XIII secolo. È datato alla seconda metà del secolo. La cupola ha un corpo ottagonale su una base quadrata con angoli smussati. Per la transizione da forma cilindrica a forma conica sono stati utilizzati smussi triangolari. Queste smussature conferiscono alla tomba un aspetto simile a una tenda e sono uno degli esempi che rafforzano l’affermazione che l’architettura delle tombe turche sia stata influenzata dall’arte delle tende dell’Asia centrale e persino che l’origine delle tombe sia l’arte dell’Asia centrale.

13 febbraio 1852

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13 [febbraio 1852] Venerdì

Notte infame per la folla delle pulci- Stiamo tutte e tutti in piedi gran parte della notte ammazzando e grattando- Alla mattina quanto più presto possiamo partiamo- Piccioli rialzi di terreno ci tolgono la vista del Kurd Belli che ci sta dinanzi- Dopo due ore di viaggio giunti sulla vetta dell’ultimo monticello scorgiamo di bel nuovo il gran monte- Nella valle sottoposta grande villaggio(Camen) ove ci fermiamo a far colazione.- Il Dragomanno , uno dei Zappetiers, Antinori, ed il cuoco tirano  innanzi- Noi li seguiamo dopo alcuni momenti- Si sale sempre ma dolcemente, e si passa da valle in valle, ognuna di esse più della precedente elevata e più fredda- Ritroviamo la neve.- Dopo tre ore di viaggio siamo in un piano posto al  piede dell’ultima vetta del Kurd Belly tutto circondato da neve-

Ci fermiamo al Konak, ma non troviamo alcuno di quelli che ci precedettero- Il Gavay dice che verranno ed aspettiamo- Alloggio orribile, spelonca, popolazione selvaggia e feroce, mancanza di tutto- Ci vogliono far pagare un oca di burro  venti piastre. Chiedo da mangiare quelche c’é, e dopo due ore non ho ottenuto niente- Giungono Antinori e gli altri.  Dicono di essersi fermati ad un bel villaggetto mezz’ora distante, ove l’alloggio è ottimo, la gente cordialissima, il pranzo pronto- Ci spingono ad andarvi . Maria piange per la paura di rimanere dove siamo: Antinori insiste perché partiamo; io cedo, rimonto a cavallo e torniamo indietro- Un ora di viaggio all’indietro- Bach Cui, casa discreta, cena pessima, brava gente che rubano la borsa ad Antinori.  I cavalli però soffrono di quest’appendice del loro viaggio- Taj è preso la mattina per tempo da fierissimi dolori.Kir Cheir- Tombe 1.a di Raschik Pascià 700 anni fa ; 2.a di Cheik Soleiman; 3.a Nacki Ecoran capo delle arti,  ossia inventore delle arti oggi in uso fra gli uomini, come scarpaio, sarto,falegname, muratore ecc.4.a Nachik Pascià, figlio di Abbas, santo.

12 febbraio 1852

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12 [ febbraio 1852] Giovedì

Buon riposo, ed oggi mi sento rinascere- Spero avere sormontato il primo, e mortifero effetto della fatica- Nebbia folta- Si pagano e si congedano i quattro Gavaysi Ancirani (1), e se ne prendono due del villaggio- Partiamo verso le dieci an.m. – Che paese traversiamo durante le 2 prime ore, nol so, poiché caminiamo (sic) nelle nuvole- Poco a poco il sole si fa luogo, e ci troviamo già lontani dall’Allisso in un paese senza vegetazione, ondulato, posto fra due altissimi monti- Quello di  diritta Tchelebi Daghdo (Montagna del Signore)(2). E quello di manca Beverat Dughda (non so che significa).Salita un monticello che ci sta dinanzi scopriamo un’altra catena di altissimi monti, che dal lato sinistro sembrano ricongiungersi al Beverat Dughda- Chiesto il nome di questi monti, mi si risponde Kurd Belli (Schiena di lupo) (3) che non è altro nome geografico- Non riescirete mai a fare intendere ad un Turco che una catena di monti sia una cosa sola, ed abbia un nome solo. Ogni montagna ha il suo nome nel paese, dal che nasce una difficoltà estrema di confrontare il vero    colle carte geografiche- Fatta colazione a Turkmene piccolo villaggio Turcomanno e giunti verso le 4 pom. al Komcak (Merdesché) – Vado a letto a tre quarti digiuna perché questi Turcomanni non ci vogliono dar da mangiare, né per amore, ne per’ danaro.-

 

Note:

(1) Gavaysi (Kavas) -Originale Turco: Kavas (plurale: Kavaslar). Un Kavas era un guardia armata, attendente o scorta nell’Impero Ottomano. Erano spesso impiegati da ufficiali, diplomatici o, come in questo caso, da viaggiatori stranieri facoltosi per la protezione e per garantire il rispetto delle autorità locali. Erano, in sostanza, guardie del corpo e messaggeri armati. La pronuncia italiana di Kavaslar o Kavasî (una forma possessiva o plurale arcaica) si adatta molto bene a “Gavaysi”.
Ancirani – Originale Turco: Ankaralı (o l’aggettivo relativo a Angora). Significato: “Provenienti da Ankara” (o “di Ankara”).

Cambio di Scorta: I viaggiatori cambiavano spesso la scorta in corrispondenza dei confini amministrativi o delle grandi tappe (come l’attraversamento del Kızılırmak), pagando e congedando le scorte ingaggiate in una provincia e assumendone di nuove, che conoscevano il territorio successivo e che erano spesso meno costose perché locali.

(2) Çelebi Dağı

(3) Kurtbeli“Sella/Passo del Lupo”Accurato. Kurt = lupo, Beli = vita/sella (passo montano).

11 febbraio 1852

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11 [febbraio 1852] Mercoldì

Ho passata un’ottima notte, e mi sento un pò ristorata, ma l’espulzione mi cagiona ancora molto incomodo- L’ammalata sta meglio – Partiamo verso le  10 an.me. ed in un’ora di tempo giungiamo al Kenpran ossia ponte, perché villaggio situato presso ad un antico ponte sull’Alisso (Gussul Fermek) (1)

Ponte sul Kızılırmak (letteralmente: “Fiume Rosso”)

– Il ponte non è di architettura Romana, e pare piutosto opera dei Veneziani, o dei Genovesi, o dei Crociati. Il villaggio è al solito; il paese bellissimo- Guai al viaggiatore che capita non protetto in un villaggio Turcomanno- Gli si rifiuta anche l’acqua se non la chiede coi danari alla mano- Né si contenta il Turcomanno siccome fa il Turco di quel benedetto ed infinito Bakchich con quale si ottiene ogni cosa dall’Osmanli – Qui conviene pagare il prezzo voluto dal Turcomanno, ed è quasi sempre prezzo esorbitante, altrimenti il Turcomanno non si muove- Ho sentito parlare della ospitalità di questi popoli pastori; ma parmi una delle molte ciarle di che si dilettano i viaggiatori- I Turcomanni debbono essere popoli pastori, poiché non sono certo agricoltori- Pure non vedo grandi greggi né mandrie siccome non vedo neppure terra coltivata; o almeno pochissima- La terra però è magnifica, e mette voglia di piangere il vederla così abbandonata- Caldo estivo.

Note:

(1) Il fiume Alisso è l’antico nome con cui era conosciuto nell’antichità greco-romana e nelle mappe europee dell’Ottocento il fiume più lungo della Turchia: Nome Moderno Turco: Kızılırmak (letteralmente: “Fiume Rosso”). Nome Antico: Halys (o Álys in greco).

(2) Non esiste un ponte storico universalmente noto con il nome “Gussul Fermek”. Tuttavia, sapendo che era sul Kızılırmak e proveniva dalla regione di Aksaray/Niğde, il ponte più probabile è uno dei seguenti, tutti noti per essere stati grandi stazioni di sosta:

  1. Kesikköprü (Ponte Tagliato): Situato sulla rotta storica verso Kayseri e Sivas. Era un importantissimo caravanserraglio-ponte di epoca selgiuchide, un luogo ideale per una sosta.

  2. Ponte di Avanos: Un altro storico ponte sul Kızılırmak, situato vicino a Nevşehir/Kayseri.

8 Feb 1852

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8 Feb [1852]

Freddo , e brutta giornata, si parte verso le 10 a.m. Ho passato una pessima notte, e temo di non reggere allo strapazzo come facevo per l’addietro – Ma mi raccomando al Signore,e proseguo senza dir niente – Il vento è cosi forte che scuote i cavalli, e il cavallino di Maria quasi cade, poi si spaventa e scappa giù per una discesa orribilissima – Nulla di tristo accade però – Viaggiamo in silenzio, tutti compresi dalla necessità di serbare intatte le proprie forze- Solo alcuno dei nostri servi manda fuori di tanto in tanto un urlo, che egli intende essere un canto – A proposito di servi, ho lasciato Forzi ad Angora,ed in luogo suo ho ripreso il celebre Podos(1), che ardetemente desiderava seguirci . Ho anco ripreso il Dragomanno Giovanni, ma soltanto per la durata del viaggio . Abbiamo tre Zappetier , e il Midir di Dilkmen(1) ci accompagna da Angora onde avere un consulto – La strada è come tutte le strade Turche – Sebbene Angora sia in una valle, sebbene ieri non facemmo salita di conto ci troviamo all’uscir dal villaggio sulla cresta di un monte, ed abbiamo ai piedi una profonda, vasta e variata pianura- Discesi al fondo,l’aria si fa più mite –

Laghetto – Mogan Golu

Passiamo lungo un laghetto, saliamo, scediamo varie volte ancora, poi entriamo in una stretta valle, da questa rimontiamo un erta vetta,e dalla cima di questa scorgiamo il sospirato Cosmak . Altra  gran discesa quasi tanto difficile quanto la prima –

 

 

 

 

 

 

Beynam Atatürk Forest

Beynam(3) è un villaggio come tutti i suoi confratelli ma il Midir e la casa sua sono di primo ordine – Si rimette a nevicare- In tutta la giornata non abbiamo veduto un albero,non una casa neppure un ricovero,solo una fontana – Un vero deserto . Si vedono nella terra tracce di sostanze minerali- Si informa Antinori,e gli vien risposto esservi difatto delle miniere di piombo e di argento a  quattordici ore di qua – Vengono malati- La figlia del padrone di casa, una bella, e robusta giovane parmi affetta  da aneurisma . I miei padroni di casa sono la miglior gente ch’io abbia ancora incontrato in queste parti- Cordiali , ospitali all’estremo, e nel tempo stesso riservati e non importuni – La casa è bella, nitida, ben chiusa con vetri,scaldata  con camino e fuoco di legna, tappeti, ivani, un piccolo paradiso .-

 

 

 

 

Note:
(1) Che sia Bodoz, il servo che poi porterà in Italia?
(2) Midir è una trascrizione fonetica del titolo turco-ottomano Müdür : Direttore, Capo, Amministratore o Supervisore. Nell’Impero Ottomano, un Müdür era il capo di un dipartimento, di un ufficio, o di un distretto amministrativo minore (Nahiye o Bucak).
(3) Dopo Dikmen (il Konak della tappa precedente), si sale subito su un rilievo montuoso che si affaccia sulla grande pianura. Si riferisce quasi certamente al Lago Eymir o, più probabilmente, al Lago Mogan (che si trovano entrambi nella zona di Gölbaşı, appena a sud di Ankara). Dopo i laghi, la strada storica si inerpica attraverso le ultime colline prima di raggiungere l’altopiano. La “erta vetta” era l’ultimo grande ostacolo prima di vedere la meta successiva.
Beynam è un villaggio (oggi un quartiere rurale, kırsal mahallesi) nel distretto di Gölbaşı, provincia di Ankara. Si trova a circa 45-50 km a sud di Ankara, lungo la storica rotta. Era una stazione di posta cruciale sulla strada che collegava Ankara con l’interno dell’Anatolia (Konya/Kayseri). Il fatto che il Midir e la sua casa fossero “di primo ordine” conferma che si trattava di un’importante stazione amministrativa governativa (un Konak o sede di Müdür) e non di un semplice villaggio.

7 febbraio 1852

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7 Febbraio [1852] Sab.to

Finalmente siamo esciti da Angora Città iniqua – Il Kaimakan non ci volle lasciar partire se io non gli davo 3000 piastre. Forza mi fu rilasciargli un ordine sopra M.er Allexon, ma ho fatto in modo di avvertire quest’ultimo- Anche la nostra padrona di casa ci fece impazzire – Molti oggetti ci mancarono,e di tutto mi fece pagare circa trecento piastre, compreso la legna e il carbone. Insomma Angora è città da fuggirsi come un lazzaretto – Ci ammalammo tutti . Io ebbi un principio di perniciosa , ma col mio febbrifugo e colla partenza, spero di essermela cavata – Ho venduto i Dervich settatori ad Abdul Feda, ch’io credo essere il vecchio della  montagna. La loro religione consiste nel farsi delle ferite cantando, e ballando che si medicano, e chiudono immediatamente collo sputo – Sono impostori , o fanatici? Paiono gente semplice e di buona fede- Tre lunghe ore di viaggio e siamo al Conrak Dikmen(1)-

Note:

(1) Konak Dikmen: Konak  Residenza, Palazzo, o un’importante stazione di posta/caravanserraglio lungo una rotta principale. Dikmen significa letteralmente “pendio ripido”, “collina scoscesa” o “vetta”.

 

27 gennaio 1852

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27 [ gennaio 1852] Martedi-

Ieri, a sera vennero due signori per parte del Kaimakan ad invitarci alle case loro- Risposi che sarei andata la mattina appresso – Stamane tornano d’altra parte Giovanni e Favi- Mi dicono di avermi quasi fissata una bella casa dove staremo tutti assieme senza seccature. Vengono Petrecchi padre e figlio; viene il Padre Antonio – Insistono perch’io rimanga- Antinori va coi due Signori Turchi a visitare le case che mi propongono-Torna a capo a due ore, e mi dice che le case dei Turchi poste in castello sono di un accesso difficilissimo, prive d’acqua, e di legna da fuoco; invece la casa che mi avea presa Giovanni è poco distante, bella, comoda, vasta,bene ammobilata,e convenientissima sotto ogni rapporto- Ci decidiamo per questa. Si trasporta la roba,prendo congedo dai miei ospiti e vado alla casa nuova- Bella,grande,e pulita. Appartiene ad una Greca di Cefalonia, vedova di un medico, che morì di tifo son quindici dì-Piange, e sospira.-Ivi riposero’, se Dio vuole –

Tempio di Augusto – Angora

Antichità di Angora-Tempio di Augusto con iscrizioni da un lato in greco,e dall’altro in latino- Parte si è ben conservata.

La coperta era sostenuta da 48 colonne.-Mi si parla di un gran massacro di Crociati, 300000, successo nelle vicinanze di Angora. Consulto la Storia ,e rilevo dovettero essere Lombardi.-La colonna di Pompeo,presso al Serraglio (cosi dice Tournefort). Nel 303 martirio di  S. Clemente con 77 dispelo – Martirio contemporaneo di 7 monache.-314 Cornelio.- Il sepolcro di Saladino nella chiesa anticamente di S.ta Paraschiera,ora  moschea ; sepolcri dei Keliffi fuori del castello -. Monastero Armeno con tre bei quadri – Monastero Turco ,vicino alla porta della Città- Angora contiene 6000 case Turche ; 1200 Cattoliche ; 800 Armene Scismatiche ; Greche ed Ebree in minor numero , tutto compreso circa 80000 mila abitanti- Un bel bazar, cioé molto grande,e ben fornito = Khan       . Moschee        bagni

Un Kaimakan che va ad essere rimpiazzato or ora da un Paschia-

Un vescovo cattolico una scuola pei fanciulli greci.

26 gennaio 1852

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26 [ gennaio 1852]- Lunedi

Tempo magnifico- Partiamo di buon ora,perché abbiamo una lunga tappa- Nessun villaggio per la via- Facciamo colazione sulla cima di un monte,seduti sulla neve,sotto un sole cocente.- Monti di alluvione- Si incominciano a vedere ciottoli di porfido,e di serpentino . Verso le cinque sbocchiamo nel piano di Angora, e vediamo la Città posta alle falde del monte dirimpetto. Angora è Città grande, si stende dalla valle alla cima del monte, il quale da un lato è tagliato a picco sopra il fiume- Una grande caserma è a pochi passi dalla Città. Andiamo sulle prime dal Kaimakan,che non avendo più l’Harem non può riceverci. Ci fa molte scuse, e ci prega ad aver pazienza per una notte, promettendoci per domani una buona casa- Andiamo dove ci manda- Un canile- Antinori si ricorda di una famiglia Armena,ove ci possono ricettarci- Ne va in cerca- ed intanto noi stiamo nella strada coi piedi nella neve- Torna Antinori, e ci conduce dgli Armeni. Brava gente, ma afflitta per la morte della giovane padrona di  casa e perciò poco disposta a ricevere stranieri- Ci collocano in un stanza in cui vi sono sei finestre tutte aperte,senza né vetri, né carta. Non c’é né camino, né stufa- Un solo mangalo- Si muore di freddo. Ci danno da cena della salsiccia fredda- Vo a letto e tremo tutta la notte-

Note:

Ankara Kalesi – Cittadella di Ankara -1880

La descrizione “il monte da un lato è tagliato a picco sopra il fiume” si riferisce al promontorio roccioso su cui sorge la famosa Cittadella di Ankara, con le sue mura che dominano l’antico corso d’acqua che scorre nella pianura sottostante. La Cittadella di Ankara (Ankara Kalesi) è un’antica fortezza storica situata sulla cima di una collina nel quartiere di Ulus. Fondata dagli ittiti e rifondata dai Frigi e dai Galati, è stata rimaneggiata dai Romani, Bizantini, Selgiuchidi e Ottomani, rendendola un sito ricco di storia e con una vista panoramica sulla città moderna. Oggi, al suo interno, si trovano case ottomane, botteghe di artigianato, ristoranti tipici e la moschea di Alaeddin.

25 gennaio 1852

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25 [ gennaio 1852] Domenica

Nevica leggermente,ma il tempo sembra volersi aprire,e ci decidiamo a partire nonostante. Il figlio del padrone di casa ,un uffiziale chiamato Alunat Aga(1), ci si offre per guida sino ad Angora- Partiamo – Dopo due ore di strada ci accostiamo verso un villaggio detto Depé(2) …… per far colazione – Cessa la neve – Ripartiamo – Dopo due ore un altro villaggio- Prendiamo il caffé- Un ora ancora e si giunge al Conec Ae Dowaur(3) – Bruttissimo e poverissimo sito . Alloggiamo in tre case- Troviamo un cavallo magnifico che Antinori compra per 1200 piastre – Le donne di casa mi seccano a morte. Mi corico nel freddo, eppure riposo.

Note:

(1) Alunat Aga è probabilmente Ali Oğlu Ağa (Ağa, il figlio di Ali) o un nome simile che identifica il suo grado o titolo. Ağa era un Titolo turco-ottomano per un comandante o signore, che in questo contesto indica un ufficiale (uffiziale) con autorità militare o di polizia (un Zaptiye di alto rango) incaricato di scortare i viaggiatori verso Ankara.
(2) Depé è quasi certamente la trascrizione fonetica del termine turco moderno: Tepe con significato: “Collina”, “Cima” o “Poggio”.
(3) “Conec” potrebbe essere una traslitterazione di Konak che era storicamente una grande dimora, una residenza ufficiale (spesso del governatore o di un notabile) o un Han (caravanserraglio) dove i viaggiatori importanti potevano alloggiare. Poteva essere forse nel distretto di Kurşunlu (Provincia di Çankırı), situato a circa 40-50 km da Çerkeş. Tale località fungeva da posto tappa ufficiali per i viaggiatori e le spedizioni postali.

24 gennaio 1852

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24 [ gennaio 1852] Sabbato

Bellissimo tempo. Sole caldo, e neve gelata- Partiamo verso le dieci a.m. accompagnati da un Zappetier(1)  -Caminiamo (sic) tutta la mattina in fondo ad una magnifica valle- Monti vulcanici, vista bellissima. I monti formano dei bacini separati gli uni dagli altri da roccie che vengono innanzi come le quinte di una scena. Varie sorgenti d’acqua minerale- Passiamo a poca distanza da un bagno chiamato Nussein Namman,nella valle detta Namman Booze- All’una ci fermiamo a far colazione all’aria aperta . Piu tardi troviamo un Dervent chiamato Karcascemes a poca distanza da un altro bagno chiamato Guzzulgia Namman – Si sale un monte su di una strada tutta coperta di ghiaccio. I cavalli si reggono a stento,e ci tocca a scendere- – A sera si giunge a tre villaggi uniti chiamati Neh Bachi ossia Tchorbala – Ivi trovo una conoscenza – Un vecchio che ho guarito tempo fa- è impossibile immaginare quante gentilezze ci usano – Malati in folla- Mi corico in una povera camera ma pulita-

Note:

(1) Le Zaptiye erano i membri della gendarmeria ottomana, ovvero la polizia rurale o la forza di sicurezza incaricata di mantenere l’ordine, scortare personaggi importanti e proteggere le vie di comunicazione (le rotte carovaniere, come quella che stava percorrendo l’autore).

Luogo: “Namman” è un’altra volta la distorsione di Hamam (Bagno). “Booze” è la probabile distorsione di Boğaz (pronunciato Boo-az), che significa “gola” o “passaggio stretto/valle”. In sintesi, la “Valle Namman Booze” si riferisce a Hamam Boğazı, ovvero la “Gola/Valle del Bagno (Termale)”. Considerando che  stavano procedendo da Çerkeş verso Ankara (Angora), la località più probabile che si adatta al nome e al contesto di un importante bagno termale è l’area intorno a Çavundur Termal Kaplıcaları (Bagni Termali di Çavundur), situati a sud-ovest di Çerkeş nella provincia di Çankırı. Questa località è nota per le sue sorgenti termali (quindi un “bagno” o hamam naturale) e si trova proprio lungo il percorso storico che, attraverso un passo o una gola (boğaz), conduceva i viaggiatori verso Ankara. Il bagno specifico potrebbe essere stato intitolato a un fondatore o notabile locale, da qui “Nussein”.

23 gennaio 1852

By Diario turco - Seconda parte

23 [ gennaio 1852]

Partiti alle dieci ant.mer. Bellissimo tempo. Sole ardente, e neve altissima- II fiato dei cavalli si gela sui loro mustacchi, e noi bruciamo. Dopo quattro ore di viaggio ci fermiamo al villaggio di Tomgialen(1)  ove facciamo una parca colazione- Si alza un vento freddo, ma presto passa- Ci rimettiamo per via- Si sale un’alta montagna coperta da magnifici boschi, ma sepolta nella neve  – I cavalli vi sfondano sino al ginocchio- Poco a poco peggiora la strada, cresce il freddo, la salita diviene più ripida, i cavalli stentano a reggersi- I cani ci credono persi ed urlano disperatamente . Io mi sento venir meno. Mi avviluppo nel Machlali(2) , mi metto la testa fra le ginocchia, e mi abbandono al mio cavallo che lotta eroicamente contro gli ostacoli- Momento terribile! Il cavallo di Campana si scosta dal sentiero, sfonda e cade- Campana riman sotto; ma il Seis ed Antonini lo aiutano a cavarsi. è tutto intirizzito dal freddo e soffre alle mani dolori intollerabili. Una mia mano si prende dal gelo- Chiamo aiuto perché me la strofinino con la neve, ma nessuno mi può accostare.- Mi dò dei gran colpi colla mano sul ginocchio ed in qualche minuto rinviene. Troviamo dei vitelli, degli asini che ci barrano la strada, e ciò nel più cattivo momento- Infine con l’aiuto di Dio giungiamo alla cima. Il Gaval mi mostra col dito a poca distanza sul pendio del monte una capanna dalla quale esce del fumo- Noi ci  ripareremo in quella- Troviamo buon fuoco e ci sembra rinascere- Giunge Campana fuor di sé pel dolore alle mani, ma in capo a pochi momenti si acqueta- Si riparte, e in poco più d’un ora si giunge al villaggio chiamato Scealen- Casa pulita, buon fuoco, ristoro.- Oggi oltre i villaggi già  indicati abbiamo passato Turktachi; e Agha Kem. Gazzell diede la caccia ad una lepre e Kara Konch la prese e ce la porto’- Tiimdik cadde dall’alto di un ponte; e rimase tramortito, ma presto si riebbe ; e non si fece alcun male.-

Note:

(1) “Tomgialen” è quasi certamente un han (caravanserraglio) di sosta.

(2) machlah, Mantello lungo in pelo di cammelle che ricopre tutto il corpo,

21 gennaio 1852

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21 [ gennaio 1852]

Nevica; ma verso le dieci, il tempo si rasserena un poco. Ver sera giunge Giorgi- Compro per lui un cavallo di 200 piastre. Partiamo- Bel tempo e mite- I cavalli si sostengono bene, quantunque caminino nella neve molto alta- Ci fermiamo al Dervent(1) per far colazione-  Giunti a Tcherky al cader del sole, e andati ad alloggiare dal buon vecchio Mufti- Suo genero sta male, ed appena scesa di cavallo, mi tocca ad uscire a piedi per visitarlo- è notte, le strade sono un pantano: un uomo va innanzi col lume ed io tengo gli occhi fissi in terra per non cadere. Tutto ad un tratto mi urto fortemente la testa- Guardo che c’é? Il tetto d’una casa Tantum sufficit per dare un’idea della architettura di questa città- La casa del malato però è la più bella che io abbia veduto in Asia- Antinori sta poco bene e dovremo trattenerci domani.

 

Note:

(1) Dervent è quasi certamente una trascrizione di Derbend (o Derbent), un termine turco-persiano. Significa letteralmente “passaggio stretto“, “valico montano” o gola. Storicamente, in Turchia, un Dervent non era solo una caratteristica geografica, ma spesso indicava un posto di guardia fortificato, un valico o una stazione di sosta sulla strada. Questi luoghi erano cruciali per il controllo delle vie di comunicazione e per la sicurezza delle carovane, a volte dotati di un piccolo ostello o han.

(2) Tcherky è molto probabilmente una trascrizione di Çerkeş (pronunciato “Cherkesh” o “Cherkyesh”), una città tuttora esistente in Turchia. Çerkeş è un distretto e una città situata nell’attuale provincia di Çankırı, nella regione dell’Anatolia Centrale. Si trovava su una delle principali rotte carovaniere che collegavano l’area del Mar Nero (vicino a Safranbolu, la loro probabile origine) con Ankara (Angora)

20 gennaio 1852

By Diario turco - Seconda parte

20 [ gennaio 1852]

Giornata piovosa; queste faccende di Teckeré ci tengono sino a mezzo giorno; continua a piovere, e pensiam bene di trattenerci sino a domani; tanto più che dovremo aspettare ad Angora la soluzione di questo affare- Qui siamo alloggiati molto bene, è meglio aspettar qui che altrove- Ho comperato un altro cavallo per 700 piastre- Vengono in processione i malati- Bagendur, che si dice città è un gruppo di capannucce miserabili- Situata sulla riva del Aglon Son al piede dei monti di Bagendur ossia della montagna dei Kurdi: il paese è vago ma in questa stagione le montagne sono coperte di neve. Siamo in casa del mastro di posta, Mustafà Bey. Una casa nuova, e molto pulita.    Viaggio con nove cavalli miei, e tre mule di Katergy- Il Bavarese

Augusto segue a piedi sino ad Angora, ed ivi avrò da comprare altri quattro cavalli- Pazienza ! Purché non sia trattenuta per strada per mancanza di danaro!    Spero che Pastori me ne mandera ‘-

Nota: Bagendur o Bugendar. Cristina usa due diversi modi per identificare questo luogo sconosciuto.

19 Gennaio 1852

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19 Gennaio [1852]

Partiti finalmente da Ciaq Maq Oglou per Gerusalemme.

Bellissimo tempo- Arrivati in quattr’ore di viaggio a Bugendar. Ivi ci accorgiamo di non avere i Terkeré. Io credo l’avesse Eugenio, e Eugenio credeva l’avessi io- Nella notte giunge Nadj Atanos e dice che il Kaimakan non me lo vuol dare perché Nassan Bey si oppone alla mia partenza; sino a che non gli ho pagato le risaie- Ora se non ho pagato le risaie, si fa perché il Kaimakan mi disse di non pagarle, avendole io già pagate ad Ismael Bey- Alekan aggiunge che è allo scoperto di grosse somme di danaro, e che non può pagare più nessuno dei miei biglietti- Io invece so di essere in credito di più di 20000 piastre senza contare le diecimila, che ordinai a M.u Aleson di mandargli- Eugenio riparte per Saffran Bolo per aggiustare questo imbroglio- Anderò sino ad Angora presenterò ad Nedj Mehemet Governatore una lettera d’Eugenio, perché mi dia il Teckeré. Il Kaimakan ha trattenuto anche il Teckeré di Antinori.

 

Note:

Nell’Impero Ottomano il Kaimakan era un funzionario statale o un governatore locale. Era il rappresentante del Sultano o del Gran Vizir a livello locale, preposto a una circoscrizione amministrativa.

Teckeré: Permesso di viaggio, lasciapassare o documento ufficiale (probabilmente tezkere).

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