10 Aprile [1852]
Incontriamo una folla di Turchi di ritorno dall’ annua festa detta del Sandrach o cosa simile- Famiglie intere montate su di un camelo- Tutti incontrandoci ci scagliano dietro maledizioni, ed improperi- Alle dieci fermata sotto gli ulivi . Il caldo è eccessivo. Alle undici rimontiamo in sella. L’acqua è rara- Pero; dopo quattro ore di strada s’incontra ogni ora una cisterna.- Il sole è presso all’orrizzonte- Affrettiamo i nostri affaticati cavalli- Ancora una salita e scorgeremo Gerusalemme- Io sto ricordando le emozioni di quei viaggiatori poeti, che alla vista della Santa Città versarono lagrime etc. ; e mi domando dove trovarono quelli slanci di pietà- Involontariamente metto il mio cavallo al galoppo, e giungo sull’ultima cima che testé ci divideva da Gerusalemme- Eccola grida la guida- Eccola di fatto. Come è ? Gli occhi mi si riempiono di lagrime: il cuore mi si gonfia nel petto! Le porte non sono ancor chiuse- Ci dirizziamo alla casa nuova foresteria del Convento del S.to Sepolcro- Delle camere sono preparate per noi- Giungono i Katergi- A Gerusalemme -Il mio viaggio è terminato.-