10 marzo 1852

10  [ marzo 1852] Mercoledì

Siamo andati fuori di strada, e ci troviamo a 4 ore da Adana ed a due da Tarso: vale a dire che siamo sboccati sulla strada da Adana a Tarso- Antinori rincomincia le sue istanze per andare a Tarso- Io gli consiglio di andarvi senza di me. Dice di non volere andar solo, ed io lo autorizzo a farsi accompagnare da Pietro- Così si conchiude-  Piove, ed aspettiamo qualche ora nella speranza che si rassereni- Verso le 11 a.m. la pioggia scema, e ci mettiamo per via, guidati da un Greco, ma presto rincomincia il diluvio con maggior forza, ed io mi decido a fermarmi al primo villaggio, che mi fu detto grosso, e bene provvisto – Il Greco insiste perché io prosegua, ma inutilmente: pieghiamo a diritta, e dopo mezz’ora di cammino giungiamo a un gruppo di case assai più miserabili  di quelle lasciate poco innanzi- Sulle prime nessuno ci apre la propria casa: un uomo però si fa innanzi, e sclama , venite tutti da me , uomini, donne, e bestie- Ci conduce alla sua casa composta di una stanza o granaio, e di una stalla- Piove dirottamente, e mando indietro il Seis, perché aspetti il Katergi al punto, in cui si divide la strada, ed a noi lo conduca- Il Greco riparte, ed a lui pure dò commissione di mandarmi il Katergi- Ma questo non si vede, e quando sono le quattro p.m. abbandono ogni speranza di vederlo. Come fare ? Senza bagagli,senza letti, senza provvisioni in un paese, ove nulla si trova, né pane, né burro, né riso, né farina, né latte, né carne ? Il sole spunta fra le nubi, e ripensiamo ad arrivare ad Adana- Consulta- Campana, e i servi, sono per la partenza- Maria per la permanenza- Mentre titubo, vedo alcuni nuvoloni che sembrano escire dal mare , e pronunzio la parola Sto’- Dopo alcuni momenti incomincia la pioggia, e ci felicitiamo della mia risoluzione- Si tratta di pranzare- Due galline ci danno del brodo in cui inzuppiamo il nostro biscotto di Cesarea- Due ova, e un pezzetto di formaggio con qualche dattile rimasto della sera antecedente formano il nostro pasto- Noi tre femmine e Campana occupiamo per la notte il granaio del nostro ospite, gli altri si dividono chi nella stalla, chi in un tugurio che ci servì di cucina- Non abbiamo lume, tranne una picciola lanterna indigena con olio- Nessuno di noi si spoglia- Io mi corico avvolta nella mia pelliccia, su di un materazzo trovato dall’ospite e che sembra bastantemente pulito- Per capezzale ci ho un mucchio di semi di cotone- Maria ha un’altro materazzo più  umile- M.is Parker si sdraia dentro una coperta di buon aspetto- Campana sul grano, entro un altra coperta- Sebbene assai stanca le punture di insetto mi tengono sveglia- Tento più volte la caccia ma la poca luce della lucernetta non serve- Pure all’ultimo scopro…….che ?Peggio assai di una pulce- è di un candore immacolato- Questo nemico distrutto , godo un poco di quiete, e sul tardi mi addormento- Allo svegliarmi mi annunziano bellissimo tempo. Ci alziamo in fretta, prendiamo un caffé coll’uovo perché non c’é latte, e partiamo- Campana ha dimenticato indietro il suo fazzoletto, va per riprenderlo e ci perde- Siamo dunque senz’altro cavaliere  fuor di Giovanni, Podos (1), e i Seis- Strada orribile- I cavalli sdrucciolano ad ogni passo ed affondano sino al ginocchio- Più ci avviciniamo ad Adana e più troviamo il paese allagato- La pioggia deve essere stata straordinaria- Il viaggio è di tre ore, ma ne impieghiamo più di cinque. Poco prima della città siamo incontrati da Nadj Mustafà, ed alcuni Gavassi(2) del Pascià che stettero la notte scorsa quasi intera sulla strada per cercare di me.- Il Katergi è arrivato ad Adana alle 11 p.m.  Una mula gli è morta per via. Antonini cadde 3 volte nel fiume- Nadj Mustafà si trovò nell’acqua sino al petto del cavallo, e smarrito si mise a piangere. Insomma se partivamo dal villaggio quando spuntò il sole, andavamo a rischio di perire. Ecco Adana- Le case sembrano meglio fabbricate delle viste sin qui.- Son fatte di mattoni cotti nel forno, e posti gli uni sopra gli altri per traverso- Le strade peggio di tutte-Un profondo fosso nel mezzo per cui non si ponno traversare se non spiccando un salto che talvolta dà da  riflettere- Io alloggio in casa di un ricco Armeno chiamato ……………. –  Ha una bella nuora- La casa è pulitissima, non senza qualche eleganza. Vengono subito a vedermi i tre Dottori Orta, Spagnoli, e Rubotti. L’incaricato del Console Inglese, quello del Console Sardo etc.etc.- Io non ne posso più dalla stanchezza- Faccio un giro in Bagar(3) pranzo e vado a letto .-

Note:

(1) Bodoz ? Il servitore che porterà poi in italia?
(2) Kavas erano essenzialmente guardie armate, attendenti o messaggeri di scorta. Erano uomini armati, spesso vestiti con un’uniforme distintiva, il cui compito principale era fornire sicurezza e accompagnamento a diplomatici, consoli, ufficiali di alto rango, e viaggiatori stranieri facoltosi .
(3) probabilmente Bağ (pronunciato “Baa”, a volte trascritto come Bach o Bagh): Giardino, frutteto o vigna. E’ possibile che Cristina abbia fatto un giro nel giardino annesso all’alloggio o nei campi coltivati del villaggio Turcomanno, specialmente per trovare un po’ di ristoro dalla fatica del viaggio.

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