21 [ gennaio 1852]
Nevica; ma verso le dieci, il tempo si rasserena un poco. Ver sera giunge Giorgi- Compro per lui un cavallo di 200 piastre. Partiamo- Bel tempo e mite- I cavalli si sostengono bene, quantunque caminino nella neve molto alta- Ci fermiamo al Dervent(1) per far colazione- Giunti a Tcherky al cader del sole, e andati ad alloggiare dal buon vecchio Mufti- Suo genero sta male, ed appena scesa di cavallo, mi tocca ad uscire a piedi per visitarlo- è notte, le strade sono un pantano: un uomo va innanzi col lume ed io tengo gli occhi fissi in terra per non cadere. Tutto ad un tratto mi urto fortemente la testa- Guardo che c’é? Il tetto d’una casa Tantum sufficit per dare un’idea della architettura di questa città- La casa del malato però è la più bella che io abbia veduto in Asia- Antinori sta poco bene e dovremo trattenerci domani.
Note:
(1) Dervent è quasi certamente una trascrizione di Derbend (o Derbent), un termine turco-persiano. Significa letteralmente “passaggio stretto“, “valico montano” o gola. Storicamente, in Turchia, un Dervent non era solo una caratteristica geografica, ma spesso indicava un posto di guardia fortificato, un valico o una stazione di sosta sulla strada. Questi luoghi erano cruciali per il controllo delle vie di comunicazione e per la sicurezza delle carovane, a volte dotati di un piccolo ostello o han.
(2) Tcherky è molto probabilmente una trascrizione di Çerkeş (pronunciato “Cherkesh” o “Cherkyesh”), una città tuttora esistente in Turchia. Çerkeş è un distretto e una città situata nell’attuale provincia di Çankırı, nella regione dell’Anatolia Centrale. Si trovava su una delle principali rotte carovaniere che collegavano l’area del Mar Nero (vicino a Safranbolu, la loro probabile origine) con Ankara (Angora)