29 [novembre 1850] Sabbato (sic)
Bella giornata ma non così serena come al solito per cui temo si guasti il tempo. Viene il vecchio Nassan colla moglie ed un bimbo a consultarmi per una sua figlia affetta di paralisi dello sfintere della vescica. La moglie è giovane ed è sola,ma succede ad altra morta. Viene pure un vecchio Turco colla terzana. Un altro Turco coi dolori reumatici.- Maria e Miss Parker escono a cavallo. Io vado ad incontrarle a piedi, poi proseguo la mia passeggiata con Maria dalla parte di tramontana – A duecento passi da casa sentiamo il latrare feroce di un cane che ci spia stando sul monte – Dico a Maria di non turbarsi; che vedendoci a tirare innanzi per la nostra via il cane non ci perseguiterà – Dissi male- Siamo esclusi dalla sua vista per un infrapposto colle; ma la sua voce ce lo indica sempre più vicino-
Fa silenzio; ci credian salve, quando volgendo la testa, ce lo vediamo a trenta passi dietro di noi che corre ed urla. Maria pensa di prender rifugio in una delle casupole abbandonate sparse sul monte .- Scavalchiamo una siepe, precipitiamo giù lungo un campo e giungiamo ad una capanna nella quale si entra dal primo piano salendo per una scala malagevole. Maria ch’é dinanzi sclama c’é una porta quindi vedendo che il cane ci sta proprio sopra entriamo in quella stanza, ci proviamo a chiudere la porta. Ma la porta non si chiude ossia non si attacca. Io però la assetto alla bellameglio e la mantengo col peso del mio corpo. Ecco intanto il cane che gira intorno alla capannuccia mandando urli disperati, ai quali risponde il compagno sul monte- Mi guardo d’intorno, non un bastone; ho dimenticato il mio pugnale- Se il secondo cane si rende alla chiamata del primo, e se ambedue tentano di sforzare la porta io non potrò mantenerla lungo tempo- La nostra situazione era trista. Maria mi guardava in faccia per conoscere se il pericolo era grande, e vedendo il mio pallore tremava tutta- Stemmo così non so quanto tempo quand’io sento un rumor di passi- Dico a Maria di guardare per un pertugio- Io stessa spio per una fessura della porta e vedo il bianco turbante di Mé-Mé, Alì gridiamo ad una voce……. Eccomi,eccomi risponde e con un bastone scaccia il cane che urlando fugge. Esciamo allora, e ringraziamo prima Iddio, poi Alì, che dalla casa aveva scorto il nostro caso ed era tosto accorso in nostro aiuto, senza neppure darsi il tempo di calzarsi le scarpe. Torniamo a casa brancolando un poco, e raccontiamo la nostra avventura che spaventa ognuno. Eugenio dice che domani andrà fuori e darà una fucilata al cattivo cane- Faccia pure.- Ceno, e vo a letto.-