8 marzo 1852

8  [ marzo 1852] Lunedì

 

Partiti alle 8,30 a.m. Piegati a diritta sui monti entriamo in gole strette, e sassose, e caminiamo (sic) sempre verso il sud- Traversiamo una valle più larga dominata da un magnifico castello già fabbricato da Ibrahin Pascià- Molte rovine di castelli e forti si scorgono in vari punti- Il paese dice il nostro Gavas, era altre volte coperto da boschi, ed infetto da ladri . Ibrahin bruciò i boschi, e innalzò castelli e villaggi; ma costretto ad abbandonare la conquistata provincia, bruciò i villaggi, e i castelli, come avea bruciato le foreste- Ora non  v’é più niente- Scendiamo nel letto di un torrente; e ci fermiamo a un Khan situato presso, e di contro ad altri castelli rovinati- Ivi ci raggiungono due Dervichi Arabi che vennero sto autunno a Ciag Mag Oglou.- Ripartiamo con un poco di neve; caminiamo (sic) per mezz’ora nel letto del fiume- Poi entriamo in una gola più delle altre stretta, che ci conduce ad una altezza- Vi è il posto della guardia- Il capo di tutti i Gavas, Zappetiers della provincia abita una capannuccia situata in questa stretta- Egli c’ invita ad entrare nella sua casa, ci da caffé, narghilé, aranci, rosolio etc. etc.- Ripartiamo ma facciamo quasi tutta la strada a piedi, perché sassosa e ripida, tanto per salire quanto per discendere- Quattro ore di viaggio- Passiamo un Khan discreto- Più innanzi è il nostro- Luogo pessimo, senza una sola camera, cosicché mi tocca dormire nella stalla- Durante l’ultima ora di viaggio abbiamo caminato in mezzo alle Dafni, ai lauri, agli ulivi, e i Mirti.-

 

error: Content is protected !!