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1 Ottobre  1851

By 1 Ottobre 1851Novembre 11th, 2025turchia

 

Primo Ottobre  [1851]

 

Già aggiorna, già spunta il sole,e ancora Eugenio non mi ha svegliato col solito caffè. Che fate Eugenio ? Non si parte oggi! Il latte non l’hanno portato ancora e l’intoppo al vostro caffè mette intoppo ad ogni cosa. Son le sette. Ecco finalmente il latte, ma il vento è forte e freddo,né lascia che presto si scaldi. é fatto- Mangiare,vestire,far pacchetti etc. Uno dei cavalli da trasporto cade due volte;si parte . A un’ora distante passiamo la colonia sericola Lombarda , il cui direttore Sig.Camagni di Como mi aveva fatto promettere qualche tempo fa che passando per Errechi mi sarei fermata qualche giorno in casa sua.-

Quello si poteva fare partendo da Cosfi, un mese fa ;ma ora il tempo stringe, e non posso disporre di sol un giorno -Pure se il Sig. Camagni mi rinfaccia la parola datagli, non posso sciuparlo. Dunque altro non c’é che sfuggire l’incontro col traversare per tempo in silenzio ed in fretta la Città d’Errechi. E cosi facciamo .-Lasciamo Campana e Cucaj indietro col bagaglio ,e noi mettiamo i nostri cavalli al galoppo ; io mi tengo il cappello sù gli occhi, e attraversiamo di scappata il luogo del pericolo – Pochi metri più in là v’é un caffè Turco, ove si beve,si fuma, e si medita- Ci fermiamo un quarto d’ora a fumare e a mangiare melloni; poi continuiamo un par d’ore. Altro caffé con attorno magnifiche piante di noci e platani. Facciamo colazione con carne fredda, caicanà e frutta. Di nuovo per via. Giungiamo in sulle tre a Issmitt[1], in casa Tacomi incontro Arefa, il quale viene a trovarmi,

ed è diventato brutto. In casa Tacomi io non ci dormo perché ne conosco le cimici. Mi si pianta la tenda in giardino, tutti vanno a dormire in casa e noi tre femmine rimaniamo in giardino. Dormivo non so da quanto tempo , quando sono svegliata da un tremendo latrare ed urlar di cani . Pare che vedano qualcuno, ed a me pare di sentir gente che cammina in giardino. Tutto ad un tratto i cani tacciono e si mettono a rosicare delle ossa. Dico tra me:che abbiano loro gettato da mangiare per farli tacere? Dopo mezz’ora di silenzio riprincipiano gli urli peggio che mai. Sono urli disperati . Ma cessano presto,ché un cane comincia a vomitare, un’altro a lagnarsi, un’altro lo sento che si sdraia pesantemente in terra. Dico ancora fra me, possibile che quelle ossa fossero avvelenate. Sto ad ascoltare. Niente per un pezzo; poi ecco la pianta che sorpiombava la tenda , scuotersi tutta sino all’ultima fronda – Per certo qualcuno vi è salito sopra dal giardino contiguo. Uno dei cani si slancia alla finestra della stanza ,ove stanno rinchiusi, come se volesse afferrare un nemico , ma manda appena un sospiro e cade sul terreno affatto spossato . Io allora m’alzo pian piano , metto la testa fuori della tenda, e guardo quanto so e posso la terribil pianta.Si muove tratto tratto tutta quanta ; vedo delle macchie scure come se vi fossero persone , ma non discerno forme . Sento dei passi nel vicino terreno ;sento pure un rumor sordo , che non so cosa sia . Mentre stavo in dubbio di chiamare , sentì dall’altra parte della nostra tenda e vicinissimo ad essa uno di quelli  ah! che mettono i galantuomini quando si svegliano a metà di un sonno tranquillo , e placido . Questo ah! mi conforta . Eugenio ha lasciato persona presso di noi che ci difenderebbe in un bisogno. Anche i malfattori avranno sentito  l’ah! e si terranno per avvertiti . Mi ricorico , ma il sonno è ito  per cui accendo il lume, e mi metto a leggere . Appena avevo letto poche righe, che sento un legger fremito sul terreno vicinissimo al mio materazzo . Volgo gli occhi,e il mio sguardo incontra un altro sguardo fisso, penetrante , acuto. Questa volta non stò zitta e chiamo . Miss Parker ,Miss Parker ! Non so, se sia un rospo, o una rana, ma uno o l’altra stà giù che mi guarda in faccia. Miss Parker dichiara subito che è un rospo; bisogna ucciderlo, ma come si fa? Fortunatamente abbiamo un par di molle. Con queste Miss Parker comincia la caccia, e riesce a liberare la terra da quel mostro- Ecco tornarmi il sonno, mi abbandono alla protezione di Dio, e mi addormento sotto la misteriosa pianta come avrei fatto sotto a baldacchino del mio letto. Al mattino chiedo se niuno intese nulla?- Nulla e nessuno – Guardo la pianta: é pianta di fichi- Chi sa che non fosse qualche ragazzo goloso!.Issmit é l’antica Nicomedia.-La città in rovina è posta sul colle,e la moderna ai piedi di quello. Vi sono ancora molti bei monumenti Romani,come un anfiteatro,un arco di trionfo,ed altri. Ma dell’antica Nicomedia indipendente non mi furono additate tracce alcune. Poco fuori della Città dalla parte di Sabanja[2] v’é una gran fabbrica di panni. A Issmitt trovai tutto il mio equipaggio, più il falegname Antonini e il cuoco Lotos.[3] Ci trattenemmo un giorno e mezzo per ispedire le casse. Se ne caricarono due carri tirati da bufali,che li porteranno sino a tre ore distante da casa nostra per la somma di 120 piastre.[4]

[1]      L’odierna Izmit, situata a circa cento chilometri est da Istambul, percorsi in nemmeno due giorni. E’ l’antica Nicomedia greca.

[2]      Il lago vicno a Izmit. Il Sapanca Gölü.

[3]      L'”equipaggio” è ora formato da: Cristina, Maria, Miss Mary Ann Parker, il farmacista di Parma [ Giovanni ] Campana, il Seis Cucaj, Eugenio,  il falegname Antonini, il cuoco Lotos.

[4]      Una piastra era 1/100 di Lira turca, che valeva 22 lire piemontesi. Considerando un che una lira piemontese corrispondeva a circa 20 euro odierni, 120 piastre equivalevano a circa 500 euro. Il valore è puramente indicativo.

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