20 [febbraio 1852] Venerdi
Notte cattiva- Bel tempo- Il Dragomanno,ed uno dei Zappetier sono andati innanzi dal Console. Noi partiamo alle 10 . e ci dirizziamo verso un villaggio che ci venne indicato come trovandosi a due ore distante da Suk Son – Caminiamo (sic) per quattro ore. Scesi dal monte,varcato il Nalisso su di un ponte, entrati in un gran piano paludoso,giunti alfine ad Ambar che giace sepolto in mezzo all’acque. Tutti scendono da cavallo perché la strada formata da grosse pietre ineguali è appena praticabile ; ma io che conosco Kur, non discendo,e me la passo a meraviglia- Sta colle gambe nel fango,rimpetto ad un fosso; lo salta felicemente,e si ritrova sulla terra ferma.- Ad Ambar facciamo colazione,beviamo del buon latte,e diamo del fieno ai cavalli – Giunge il Gavay e l’ordinanza del Console, portandomi una lettera in cui il sud.to si scusa di non venirmi a trovare perché ammalato,e dice di mandare questa sua gente perché mi conducano all’alloggio,che mi ha preso. Partiamo- Kur vede alcuno dei nostri che è andato innanzi, scappa onde raggiungerli- Tutti mi credono perduta. Quando Kur si ferma sono quasi soffocata per la violenza con cui fendo l’aria.- Tosto vediamo una numerosa truppa di cavalli e cavalieri venirci all’incontro- La gente del Console m’informa essere queste persone mandate dal Kaimakan per farmi onore- Sono condotte da un medico greco chiamato Cosgognomi genero del D.r Petracchi d’Angora- Hanno anche un cavallo nudo che il Kaimakan manda per me. Sono contenta di cangiar Kur che è inquieto per la presenza di tanti cavalli; ma il cavallo del Kaimakan non è avvezzo ad essere montato da una donna e fa ogni sforzo per tirarmi giù,quando però vede di non riuscirvi si rassegna e camina un poco più regolatamente.- Dopo un’ora di viaggio giungiamo a Cesarea- La città si presenta benissimo al fondo d’una vasta pianura appoggiata ai monti dell’Antitauro estendesi la gran città che si rispecchia nelle paludi,che la circondano le quali formano come un lago – Entrati nella città svanisce l’incanto- Le case somigliano quelle dei villaggi Turcomanni ,e sono quasi tutte in rovina – Le strade fangose e rotte,si che i cavalli vi affondano sino oltre la mezza gamba- La popolazione è tutta fuori nelle strade,alle finestre,sui tetti per osservarmi- Sembrano più tosto benevoli che insolenti- Giungiamo alla casa- Bella,ma fredda- Viene il Console- Gentilissimo,e ci manda libri-