1 marzo 1852

 

1 Marzo [1852] Lunedì

 

Notte buona- Antonini peggiora- Mi fa chiamare. Lo trovo in uno stato deplorabile quantunque il polso sia buono, e la mente tranquilla- Chiede di tornare a Cesarea- Lo persuado ad avvicinarsi con noi al mare per indi far ritorno alla famiglia. Si arrende, e partiamo- Due o tre ore di viaggio- Incontriamo un Zapetier venuto ad incontrarmi- Dopo qualche tempo vediamo venire una cavalcata composta dei primari abitanti del villaggio e di Nadj Poos . Tirano fucilate e pistolettate , corrono il Djeir(1) in nostro onore, e così sino alla città o villaggio.

Nel fondo di una valle composta di due bacini fra di loro uniti mediante uno stretto quasi nella forma di un 8. All’entrare del secondo bacino le mura, e le porte della città la difenderebbero contro un possente nemico- Entrati nel secondo bacino ossia nella città ci troviamo come nel fondo di una arena i cui gradini sono formati ed occupati da case ben fabbricate ed in pietra. Tutto il paese è in festa a riceverci- Arriviamo nella casa di Giovanaki ove troviamo buon alloggio, e buona colazione.-

 

 

 

Più tardi andremo a vedere la città- Gridano: Viva l’Italia- Sono quasi tutti Greci, ed il maggior numero degli uomini è a Costantinopoli a fare   il baccale- Vengono a prendermi per andare a vedere la scuola dei poveri- Scuola costruita, e mantenuta a spese del paese.  All’entrare nel cortile trovo questo coperto di tappeti, e fanciulli in processione vestiti in gala, e cantando un inno fatto ad intenzione mia- Viva la Principessa Belgioioso: Viva Cristina, Viva l’Italia, Viva la Repubblica, Viva la libertà, mescolate con parole e preghiere greche- Entro nella scuola- Bella, grande, e pulita sala ad uso Europeo- Mi fanno salire su un pulpito in cattedra, e gli stessi ragazzi si mettono in fila e riprendono i loro canti- Mi presentano poi un complimento scritto in bel carattere così composto

Ah! ….

Vous arrivez Majesté Princesse!

Belgioioso

Aujourd’ hui Majesté Belgioioso

La desiderable presence . Toi dans la nos patrie, remplis le nos Cours et a grande joie nous criez à la Majesté là

Vive l’Italia–

I ragazzi scrivono bene, ed imparano oltre il Turco, il Francese, ed il Greco, l’aritmetica, e la geografia- Sono più di duecento, 7 ragazze e 140 maschi- Un prete dell’isola di Candia li istruisce solo. Con 6000 piastre che gli danno i cittadini egli si mantiene, e fornisce la scuola di carta, libri e l’occorrente- Il governo Greco di Atene gli mandò per 250  libri – Quel buon prete sembra sfinito per la fatica .- Escita dalla scuola camino in processione e in mezzo ai canti verso il villaggio di case di pietra, e alle quali i Turchi non ardivano di prenetrare. L’incendio non li minaccia come gli abitanti delle città fabbricate di legno, ed è perciò che sino a questi giorni ai Cristiani dell’Asia non fu mai concesso fabbricare né case di pietra, né chiese con volta etc.Non vi è guarnigione.  Non vi è commercio locale, e in generale gli abitanti sono poveri, ma intelligenti, e tranquilli perché rispettati-Primo luogo interessante che incontrai sin qui nel mio lungo viaggio- Vorrebbero trattenermi, ma io insisto per la partenza – Antinori non viaggiò con noi. Partì per tempo cacciando ed è arrivato or ora (a sera) con sette anitre, e una folaga. Provvigioni pel viaggio. Antonini sta male, ma è tranquillo- Siccome il polso si è fatto duro, e risentito, gli ho fatto cacciar sangue- Il sangue si coagulava nell’escire, ed ha molta schiuma rossa-

Note:

(1) Djeir è la trascrizione di una delle usanze culturali più note della Turchia : Cirit (pronunciato Djeerit). Il Cirit è l’antico e tradizionale gioco turco del giavellotto a cavallo (o della lancia). Questo gioco era ed è tuttora una dimostrazione di eccellenza nell’equitazione e un rituale di ospitalità e onore. Gli uomini a cavallo eseguivano cariche veloci, tirando in aria (o a terra, o tra di loro) i giavellotti, spesso accompagnati da spari cerimoniali di moschetti e pistole.

Spiegazione e video: https://eskapas.com/the-game-of-jereed

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