4 marzo 1852

4 [marzo 1852]Giovedì

 

Mi dicono che la giornata, è di otto ore, ma v’é un villaggio a mezza strada- Io scelgo di ivi fermarmi per amor di Maria ch’é ancor debole, di Antonini, e dei cavalli- Antonini  però sta meglio assai. Partiamo alle nove e mezzo a.m.- Abbiamo passato una pessima notte grazie alle pulci che piovevano dalla soffitta- Si sale il monte Tauro tenendo sempre a mezzo giorno. Il suolo è coperto di altissima neve. I cavalli sdrucciolano, sfondano , faticano immensamente- Il Tachtaravan(1) di Antonini fu messo sopra un mulo; incontriamo una caravana di cameli, che occupano il sentiero battuto; il cavallo di Maria si spaventa e minaccia di gettarsi in un fosso, gli prendo la briglia, e me lo tiro dietro – Scendiamo in una valle, avendo a sinistra l’alto monte di Dio (Allah Dagha) (2) ed a diritta pochi monticelli- Sotto uno di questi trovasi il villaggio di Bagam deren, ove ci fermiamo- Son le due p.m. Il villaggio è piccolo, povero ma pulito- Quando giungiamo il caldo è insoffribile. Due ore più tardi nevica, e fa un vento gelato- Verso le cinque arrivano Antonini e il Katergi- Antonini va bene tranne che una piaga gli si è aperta su di una mano.- Ceniamo e vado a letto, ma appena coricata viene Augusto e mi dice che Antonini fa dire a me ed a Campana che sta per morire. Campana va a vederlo e mi porta nuova che il polso è tranquillo, ma la ragione di bel nuovo turbata.- Suppongo una indigestione, e gli ordino un caffé lungo ed abbondante- Sta meglio, ma continua ad essere fuori di sé, e parla sempre di morte- Mi risolvo ad alzarmi ed a andare al suo karmak – Nell’aprire la porta di casa sono abbagliata dalla luce che manda la luna, e che riflette la neve- Scena magnifica- Quei monti rigati di bianco e di nero si staccano mirabilmente sul ceruleo del cielo- La luna appare tra quelle stratagliate sommità- Antonini è più quieto- Rientro e passo una notte tranquilla- Sento della gente del paese, che durante l’inverno, la neve, loro impedisce sovente di visitarsi l’un l’altro – Molti che tentano  varcare il   monte soccombono- La terra non si lavora che quattro o cinque mesi all’anno- Nell’estate l’Allah Dagda e compagni si spogliano della neve, e si rivestono di praterie alte quattro palmi- I Turcomanni vengono ad abitarvi colle loro mandrie – Il paese é bellissimo, abbondantissimo in acque, ma poco sicuro. Al di là di questi monti è il Koronhama(3) paese abitato da una tribù indipendente, ossia ladra- In questi stessi monti abita l’Ury Gallo(4) , e si trovano molte miniere di piombo che si lavorano a Medem(5)- Partiamo alle otto a.m. Il 5 Venerdì- La strada discende sempre costeggiando l’Allah  Dagda- I monti di destra si abbassano a segno da lasciarci scorgere l’intiera catena del Tauro che ci chiude da ogni parte- Dobbiamo escire per una gola, ma l’occhio non iscopre punto che di una gola dia l’indizio- Nel girare però una roccia vediamo un passo meno elevato sulla linea e forse per quello esciremo da questa regione montuosa- Medem non si scorge se non quando si entra nel paese perché chiuso ………

 

1250        — legna e carbone non so affatto quanto venga

366             ma supponiamo 200000 piastre  456250

——-                                                                 200000

1500                                                                ———–

1500                                                                   656250

3750

——–

451200

 

Dunque totale di spese  656250 p. Entrata – massimo 300000 di piombo a  1 piastra  = 300000 piastre- Levandone 8 parà per ogni piastra rimangono 240000 –    Spesa   656250  p.

Entrata 240000 p.

Perdita 416250

Oltre di ciò il Governo paga di trasporto da Medem a Ismitt per ogni 180 oche di piombo, ossia un carico di camelo la somma di 120 piastre- riceve per ogni 100 oche di piombo cavato dal forno un tributo di 20 p. ossia – 60000 piastre per 300000 oche – Paga dell’appaltatore 250 p. 100 uomini dalle 500 alle 100 p. mensili a carico dell’appaltatore- 15 parà le 6  oche di trasporto dal Governo 6000 piastre di carbone per dieci forni – per  5 giorni e 5 notti di lavoro – Nell’eguale spazio di tempo si ricava 1500 oche di piombo da 100 p. ogni oca- Dietro queste nuove informazioni ecco come starebbe la cosa- La miniera appartiene come patrimonio ereditario a Nussein  Effendi  Direttore- Il Governo paga le spese di carbone,e trasporto tanto dello stesso, quanto del-minerai-della miniera al forno-

Il Direttore paga gli uomini che scavano il metallo, e quelli che lo fondono. Una volta fuso Nussein Effendi compra al Governo il piombo della propria sua miniera al prezzo nominale di parà 40, ma al prezzo effettivo di 32, otto parà essendo lasciati al Direttore. Poscia Nussein Effendi rivende il piombo al prezzo di 3 piastre l’oca.- Oppure è il Governo che compera il piombo di Nussein Effendi  al prezzo di parà 40, o trentadue , e lo rivende a Costantinopoli al prezzo corrente di piastre 3. Questa ultima ipotesi spiegherebbe come il governo paghi 120 piastre per ogni carico di camelo,ossia 180 oche di piombo che da Medem si porti a Ismitt.- Ogni anno il Governo avanza a Nussein Effendi la somma supposta necessaria al lavoro della miniera. Se il piombo compensa la spesa va bene;in caso contrario Nussein Effendi rimane debitore del Governo,e il suo debito viene scontato sul profitto dell’anno seguente – Non paga interesse- La contabilità per parte del Governo è tenuta dal Midir- Vediamo le cifre. L’appaltatore tiene dai 100 ai 150 lavoranti,i quali ricevono dalle100 alle 150 piastre al mese- Media 300- 300 per 150 dà 315000 Paga 20 piastre ogni 100 oche di piombo a titolo di tributo,ossia 300000 oche,60000 piastre;di spesa dunque hà 315000 piastre all’anno. Supposto che venda il piombo al Governo al prezzo di 32 parà l’oca,si ritirerebbe 240000 piastre e ne spenderebbe 375000. Il governo paga 15 paràogni 6 oche di carbone;ed ogni 6 oche di minerale. In 5 giorni e 5 notti  si consuma in dieci forni 6000 oche di carbone e si cavano 1050  oche di piombo- Ossia si spendono 300 piastre e si ritirano in piombo pel valore di 810 –

Il piombo è al minerale nella proporzione in circa dell’uno al quattro. Dunque il Governo trasporta dalla montagna ai forni 4200 oche di minerale a 11 parà le 6 oche, ossia spende 10500 piastre da aggiungersi alle 300 = 10800 e ricava come ho detto di sopra 810 piastre- Ora se guadagna questa somma sopra 1050 oche di piombo, supposto che ne ricavi 300000 all’anno, guadagnerebbe 162000, alle quali vanno aggiunte le 60 mila del tributo- Voglio pure che il Governo comperi in seguito dall’amministratore il piombo a ragione di una piastra all’oca, ciò non scemerebbe ancora il suo lucro che di 300000 piastre, le quali sarebbero in seguito assai più che compensate dalla rivendita in Costantinopoli del medesimo piombo a 2 ed a 3 piastre l’oca, anche ammesso che egli paghi 120 piastre per ogni 180 oche di trasporto da Medem ad Ismitt- Dunque queste relazioni sono false.-

Note:

(1) Il Tahtırevan era un tipo di palanchino, lettiga o portantina con sedile o giaciglio coperto (simile a un baldacchino), utilizzato per il trasporto di persone di alto rango, donne o malati. Metodo di Trasporto: A seconda del percorso e della ricchezza del viaggiatore, veniva portato a spalla da quattro o sei uomini, oppure attaccato a due muli (uno davanti e uno dietro) tramite due lunghe stanghe, in modo che il passeggero potesse viaggiare in relativa comodità.

(2) Ala Dağları (Monti Aladağlar)

(3) “tribù indipendente, ossia ladra” era un modo comune per descrivere le tribù Curde o i gruppi di Yörük (Turcomanni nomadi) che, non essendo pienamente sottomessi all’autorità centrale ottomana, spesso si dedicavano a razzie o esigevano pedaggi (chiamati “ladri” dal punto di vista ottomano/europeo). Koronhama è probabilmente una trascrizione di una confederazione tribale locale (es. Karahanlı o simili) o di un villaggio fortificato.

(4) Ury potrebbe essere un riferimento a Yörük (i nomadi turchi), o forse Urum (i cristiani ortodossi greci). La presenza di tribù seminomadi in questi monti (Taurus/Ala Dağları) è un dato di fatto storico.

(5) Ma’den (o Maden). Significato: “Miniera” o “Metallo/Minerale”.  I centri abitati che si sviluppavano attorno alle miniere nell’Impero Ottomano assumevano spesso il nome di Maden. L’autore è corretto: Medem è il nome del centro minerario dove viene lavorato il piombo. Le miniere di piombo (e argento) erano storicamente importantissime in questa regione dei Monti Tauro/Anti-Tauro.

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