18 marzo 1852

 

18  [ marzo 1852] Giovedi

 

Notte pessima per le infinite  pulci ed altri animalucci. Alla mattina verso le 7,30 a.m. ci mettiamo per via avendo accresciuta la nostra scorta di altri quattro Zappetiers- Nove in tutto,.

e Kadj Mustafà- Dopo pochi passi scorgiamo un attendamento assai esteso di Turcomanni- Presso alla strada vediamo un gruppo di gente- Sono le donne, i ragazzi, ed alcuni uomini del campo venuti ad augurarci il buon viaggio- Le donne s’inchinano dinanzi al mio cavallo, e si ritirano- Più innanzi su di una picciola altura scorgiamo 5 o 6 uomini armati a cavallo- L’uno è il capo dell’attendamento Dedé Bey antico capo dei briganti, che si pacificò col governo nella occasione della coscrizione, e si ebbe in compenso questa posizione- Il Dedé Bey (Principe degli avi) dice di volerci accompagnare coi suoi, per timore  che alcun disturbo ci accada. Ringraziamo, accettiamo, e tiriamo innanzi- Andiamo inoltrandoci nelle gole formate dai monti che dividono il piano di Adana dal mare.- Un Arco in rovina, gettato sulla strada, e dà a questa gola il nome di Porta  Scura.- Due o tre capanne sono intorno a quella porta, e 6 guardie a piedi che la occupano si mettono in rango lungo la via per farci onore- Dopo alcuni giri per quelle gole, spunta da lungi il mare, ma talmente chiuso fra i monti che sembra un lago -Siamo nel fondo di un golfo che si stende al S.O. ed è il golfo di Alessandretta- Esciti dai monti caminiamo (sic) nella spiaggia deserta sino a che il suono di un tamburo ci annunzia la vicinanza di alcuni indigeni- Egli è difatto l’inviato di altro attendamento Turcomanno, venuto ad invitarci a fermarci da loro. Siccome è l’ora di far colazione, accondiscendiamo- La intera popolazione ci si fa intorno. Sono tutti briganti, ma con noi si mostrano cortesi , ci danno latte, aranci, e belle parole, in cambio di qualche parà- Il sito è ridente; presso al fiume chiamato come tutti i suoi confratelli Giavur Daghda perché proviene da quello, onore che divide con almeno altri venti corsi d’acqua.- La prateria fitta e fiorita;   Vediamo più e più migliaia di cicogne che dall’Arabia , o dall’Egitto risalgono in climi più temperati- Ci separiamo dai nostri amici e montiamo a cavallo- Lungo la via incontriamo molti briganti, ma ci salutano, e nulla più-Quando son numerosi, alcune delle nostre guardie li circondano e li tengono a dovere sino a che tutto il nostro convoglio è passato: poi li lasciano, e ci raggiungono- Quattro, e più ore di viaggio lungo il mare sulla spiaggia arenosa- Traversiamo molti fiumi, o torrenti tutti chiamati Giavur Son- Verso sera giungiamo al Konak  che è la residenza di Mustuk Bey, capo attuale di tutta la popolazione del Dgiavur Daghda- è assente, ma la sua casa è a nostra disposizione- Un suo amico, o parente ci dà ad intendere che il Dgiavur Daghda contiene una popolazione di 150000 fucili- Il che farebbe almeno 500000 anime.- Dieci giorni in lunghezza ed uno in profondità- Il Dedé Bey ci ha lasciato poco dopo la colazione , e durammo fatica a fargli accettare un Bakechiele pei suoi uomini – M’invitò a fargli visita al mio ritorno.Mustuk Bey ha cinque mogli, sebbene alcuni sostengano non oltrepassino il numero legale di quattro- Quattro  io ne vidi; una che fu bella, ma alcuni anni fa , due né  furono né sono, né saranno altro che brutte; ed una che è bellissima- Ognuna di esse ha casa separata in cui è padrona- Oltre codeste quattro, piglia quante ragazze gli aggradano dalla montagna, e le rimanda quando n’é stufo- Il luogo è delizioso; un vero Eden.- Prati, interrotti da cespugli di dafni, allori, aranci, leandri intorno ai quali serpeggiano stretti sentieri, mentre la maestosa palma s’innalza solitaria in riva al mare.- Un servo ci assicura che gli abitanti del Dgiavur Daghda atti a portar l’armi non oltrepassano i 5 o i 6 mila- Notte discreta, ma turbata dagli urli dei chaqual che non cessarono sino a giorno chiaro- Nella notte due mule del nostro Katergi furono involate – Essendomi di ciò mostrata sorpresa, il Kiajà di Mustuk Bey mi fece osservare che quelle mule erano alloggiate al Khan, e non al Konak.

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