
Saint-Laurent-du-Var
Al guado con i ‘gueyeurs’ (i traghettatori)
Fino al XIX secolo, l’attraversamento del fiume Var, privo di ponti, avveniva a spalla d’uomo.
Il ponte tra città di Saint-Laurent-du-Var e Nizza si chiama Pont Napoléon III (Ponte Napoleone III), in omaggio all’imperatore che riannesse Nizza alla Francia nel 1860. Bombardato durante la guerra nel 1943, fu ricostruito nel 1950.
Prima di essere in pietra, questo ponte era in legno. La sua costruzione risaliva al 1792. E prima del 1792, il fiume si attraversava a guado.
Nel 1763, arrivato sulle rive del Var, il medico inglese Tobias Smollett, il primo turista famoso di Nizza, raccontò: «Nel villaggio di Saint-Laurent, famoso per i suoi vini moscati, c’è una squadra di traghettatori sempre pronti a guidare i viaggiatori nell’attraversamento del fiume. Sei di questi uomini, con i pantaloni arrotolati fino alla cintola, con lunghe pertiche in mano, si presero cura della nostra carrozza e con mille deviazioni ci condussero sani e salvi all’altra sponda.»
È così che il fiume veniva attraversato da secoli. Lo storico nizzardo Edmond Rossi lo ha studiato in dettaglio. Riferisce che, fino al XV secolo, sulla riva si trovava un eremo dove i religiosi assicuravano il passaggio in barca ai pellegrini diretti all’abbazia delle isole di Lérins.
Nel XV secolo apparve la professione di «gueyeur». Il mestiere consisteva nel portare i viaggiatori a spalla d’uomo. Mettendosi in più persone, portavano anche le carrozze.
Ogni mattina, i gueyeurs sondavano il fiume, lo ripulivano da rami e detriti, e piantavano pali nei punti più sicuri. Il mestiere richiedeva forza fisica, ma anche… moralità. Si possono infatti immaginare le tentazioni suscitate dal trasporto a spalla delle belle viaggiatrici!
Ci furono abusi, furti, stupri, truffe. Alcuni gueyeurs furono imprigionati.
La professione dovette organizzarsi. Nel 1758, ne fu incaricata un’impresa privata.
Fu firmata una convenzione. Gli uomini dovevano essere «giovani, vigorosi e saggi, tenuti a vestirsi in modo da evitare ogni scandalo e ogni indecenza». Fu adottato un codice di condotta:
- È necessario che i gueyeurs siano persone scelte e timorate di Dio,
- che frequentino i sacramenti e facciano la Pasqua ogni anno,
- che indossino un grembiule attorno alla cintola,
- che abbiano pudore e onestà verso le persone di sesso femminile (sic),
- che siano caritatevoli verso i poveri e trattabili verso gli altri,
- che non siano abbrutiti dal vino per non annegare e annegare gli altri.
Così si attraversò il Var per secoli. Victor Hugo o Alexandre Dumas ne danno testimonianza.
Ci furono anche eserciti interi che dovettero attraversare il fiume.
- Nel giugno 1538, fu costruito un ponte di barche per far passare i 700 lancieri e 200 cavalieri della scorta di Francesco I, venuto a firmare la Pace di Nizza con Carlo V.
- Nel marzo 1629, lo stesso per l’attraversamento dei 10.000 cavalli e 12.000 fanti del duca di Guisa.
- Nel 1691, le armate di Luigi XIV attraversarono il Var al guado di Gattières per andare a combattere il duca di Savoia.
- Nel 1744, l’esercito spagnolo venuto ad affrontare il Regno di Piemonte-Sardegna edificò passerelle di legno da un isolotto all’altro in mezzo al fiume.
Il 29 settembre 1792, il generale d’Anselme fece attraversare l’esercito rivoluzionario francese a guado e a nuoto. Uomini e cavalli furono trascinati via dalla corrente. Anselme decise che bisognava costruire un vero ponte di legno. Sarebbe stato il primo ponte sul Var. Per costruirlo, tutta la foresta vicina fu abbattuta.
Da quel momento, si poté attraversare il Var all’asciutto. Non ci sono più gueyeurs. Si è dimenticata persino l’esistenza del mestiere. Solo oggi, una scultura di Susan Ledon, vicino al fiume, ne perpetua il ricordo. La parte romanzesca dell’attraversamento è finita.
(Probabilmente nel 1828 i gueyeurs esistevano ancora, oppure era rimasta ancora la pratica del traghettatore “a cavalluccio” visto che Cristina li sfruttò per evitare il ponte e passare inosservata sull’altra riva. Nota: Sandro Fortunati)
Autore: ANDRÉ PEYREGNE
“Giovani, vigorosi, vestiti in modo decente e timorati di Dio”
Le tariffe per l’attraversamento del Var, naturalmente, sono evolute nel tempo. Riguardavano sia gli uomini e le donne che gli animali e i carichi.
Nella sua opera Ponts et merveilles sur les ponts du Var (Édition Serre), la storica Colette Bourrier-Raynaud le indica per il XIV secolo:
- denaro per vacca,
- denaro per persona o per cavallo senza carico,
- denari per carico di mirtilli,
- denari per cavallo carico, o per ogni gregge di trenta capre, maiali o pecore,
- denari per ogni carico di salumi, spezie, fustagno, cordame, pelli.
Era prevista la gratuità per i poveri e per i residenti che trasportavano quotidianamente viveri. I frodatori rischiavano una multa e la confisca dei loro animali.
Fonte: Articolo Saint-Laurent-du-Var Au gué les gueyeurs !
Pubblicazione: Nice-Matin (Cannes)
Autore: Nous@nicematin.fr


Teodoro Döhler (Doehler)