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“La Démocratie pacifique”, 6 maggio 1849

By 6 Maggio 1849Marzo 23rd, 2024altri_articoli, evidenza

Roma, 25 aprile 1849

Caro Signore,

I repubblicani di Francia e d’Italia si batteranno gli uni contro gli altri, o riusciranno a trovare un accordo?
È possibile che la Francia ritrovi il suo ardore bellico solo per cause ingiuste, e non sentiremo, almeno dalla Francia, una di quelle proteste eclatanti che fanno riflettere anche coloro i cui spiriti sono turbati dall’ebbrezza reazionaria? Personalmente, non posso credere che l’espansione di Civitavecchia sia diretta contro la repubblica romana. Il generale Oudinot non è forse un uomo onesto, e se avesse accettato una missione del genere, ci si presenterebbe con meno di 6000 uomini? Si attaccherebbe senza una dichiarazione preventiva, senza proporre condizioni né stabilire un ultimatum?

No; per quanto frequenti e amare siano state negli ultimi anni le delusioni (chiedo scusa per il termine poco accademico) che la Francia mi ha causato, mi rifiuto di considerare i soldati francesi di fronte ad Ancona come i boia delle nostre libertà, venendo a infliggere il colpo finale a questa povera Italia, e cacciarci dall’ultimo rifugio che la patria ci offre ancora, l’espansione di Civitavecchia non mi sembra una questione di principi, ma un atto politico; la Francia teme senza dubbio che il Papa, consegnato ai consigli dell’Austria, accetti l’intervento. Ritirandosi da Gaeta, la Francia si è privata dei mezzi per influenzare ciò che vi accade e di conoscere i risultati. L’Austria, stanziata a Ferrara, potrebbe occupare Bologna e le Legazioni, strappare al Papa condizioni dannose per gli interessi francesi e tutto ciò molto tempo prima che il governo francese ne fosse anche solo informato. È per essere in grado di difendere la propria influenza nell’Italia centrale che la Francia vuole stabilirsi a Civitavecchia; almeno questa è la mia visione. E, in verità, non posso non provare un profondo senso di disgusto per ciò che è convenuto chiamare i calcoli della politica.

Dio mio! Che calcoli! E quale bambino non sarebbe severamente punito se ne facesse di simili a scuola. La Francia teme l’espansione dell’influenza austriaca in Italia. L’alleanza tra il Piemonte e l’Austria. Leopoldo d’Austria ristabilito sul suo trono, Pio IX ricondotto dagli austriaci, il Borbone di Napoli, fedele come sempre alla sua famiglia materna. Ecco tutta l’Italia nelle mani dell’Austria. D’altra parte, la Germania si schiera sotto il comando del re di Prussia. Russia, Austria e Prussia, ecco le tre grandi potenze che si ergono minacciose di fronte alla Francia, mentre i piccoli stati, quelli su cui la politica francese si è sempre basata, sono stati inghiottiti dai nemici della Francia.
Certamente, la posizione della Francia non è rassicurante. Onerata dai debiti e limitata nelle sue finanze, divisa all’interno e avendo perso all’esterno tutti i suoi alleati, la guerra si presenta per lei sotto tristi auspici. Ma chi ha lavorato per portare a questa situazione?
Se la Francia vuole opporsi alle potenze del nord-est europeo con forze approssimativamente pari a quelle di cui esse possono disporre, deve, o possedere queste forze da sola, o favorire lo sviluppo dei suoi amici naturali, che sono i nemici naturali di queste stesse potenze. Ora, la Francia non può certo mettere in piedi né mantenere forze equivalenti a quelle della Prussia, dell’Austria e della Russia. Cosa le resta da fare? Aiutare lo sviluppo delle forze amiche, che sono da un lato gli stati italiani, e dall’altro i piccoli stati tedeschi.

Durante l’ultimo anno, l’Italia ha fatto sforzi incredibili per costituirsi in nazione e per essere in grado di opporsi attivamente all’Austria. Ha fatto di più: la guerra le è stata dichiarata dall’Austria, e gli italiani hanno finalmente potuto sognare l’affrancamento e la rigenerazione della loro amata patria. Se i primi successi fossero stati mantenuti, l’Austria sarebbe stata spacciata; e l’Austria lo sentì così bene che non trascurò nulla per ristabilire l’Italia sotto il suo giogo e ridurla in polvere.

Cosa fece allora l’Italia? Sentendosi inferiore, chiese il sostegno della Francia, la potenza che aveva, dopo l’Italia stessa, i più grandi interessi nel rovesciamento dell’Austria. E cosa fece la Francia? Abbandonò l’Italia, le negò il soccorso delle sue armi, le offrì una mediazione illusoria, si pose a giudice di tutti gli sforzi disperati che l’Italia tentava per la sua salvezza, condannò senza pietà la debolezza di alcuni, la barbarie di altri, l’insuccesso di tutti; alla fine fece tanto e così bene che l’Italia cadde di nuovo nell’abisso da cui sperava di uscire; e i principi italiani, rendendosi conto che non possono mantenere il loro potere nonostante i loro popoli e l’Austria, decisero di avvicinarsi a quest’ultima e di mettersi sotto la sua tutela.

Oggi che tutta l’Italia è sull’orlo di ricadere sotto il dominio della casa d’Asburgo, la Francia è sorpresa e allarmata. Ha ragione di essere allarmata, perché i suoi bastioni naturali sono occupati dai suoi nemici. Ma perché lo ha capito così tardi?

Perché non ha previsto nulla? Oggi la Francia sente il suo isolamento, pretende di ostacolare il trionfante avanzamento degli austriaci, quali mezzi sceglie per riuscirci? Tenderà una mano all’Italia moribonda, l’aiuterà a rialzarsi, le darà armi e cercherà di farne un’alleata utile e potente?
No: considera l’Italia solo come un territorio disabitato su cui Francia e Austria misureranno le loro forze; fa astrazione degli abitanti, astrazione della nazione italiana, e invece di unirsi ad essa si sforza di farne un nemico con la sua condotta losca e disprezzante, del tutto indegna di una nazione che ha la coscienza della missione di cui la provvidenza l’ha onorata.
La Francia non può lottare da sola contro l’Europa. Deve accettare la supremazia delle corti del nord o procurarsi degli alleati. Ebbene! La Francia abbandona i suoi alleati, poi si espone alla guerra; e notate che si espone in modo quasi certo; perché se fosse possibile che l’Austria abbandonasse l’Italia centrale a se stessa e al suo destino, se fosse possibile che rimandasse a un’epoca più lontana la soluzione di un problema che non la riguardava direttamente, è quasi certo ora che interverrà nelle Legazioni per non lasciare la Francia in possesso degli Stati romani. Così avrete attirato su questo angolo di terra, dove la libertà italiana si era rifugiata, il flagello della guerra e dell’invasione. Non bastava abbandonarci mentre perivamo. La Francia ci schiaccia quando, grazie alla forza di sacrifici incredibili, sopravviviamo e abbiamo salvato l’onore.

Così avrete attirato su questo angolo di terra, dove la libertà italiana si era rifugiata, il flagello della guerra e dell’invasione. Non bastava abbandonarci mentre perivamo. La Francia ci opprime quando, grazie alla forza di sacrifici inauditi, sopravviviamo e abbiamo salvato l’onore. L’Italia è davvero infelice, ma le sue disgrazie sono un’espiatoria delle colpe, e quali disgrazie possono essere paragonate alla crudeltà di cui la Francia si rende colpevole nei nostri confronti? E quale futuro è dunque riservato alla Francia? Credetemi, caro signore, anche se con l’animo addolorato.

Vostra sincera amica.

 

Christine Trivulce de Belgiojoso

Fonte: gallica.bnf.fr / Bibliothèque nationale de France

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