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Lettere di un’esule – 10

By 26 Febbraio 1851Marzo 3rd, 2024esule, I suoi articoli

Condizione Politica dell’Europa – Politica Francese – L’Esercito – Il Presidente – L’Assemblea – Rifiuto del Dono – Prospettive Politiche.

Costantinopoli, mercoledì, 26 febbraio 1851

Agli Editori del New York Tribune:

Abbandono per un momento il vecchio e splendido mondo dell’Asia e torno alle scene malinconiche del mondo europeo.

In questo momento, sembra che nulla sia vivo in Europa tranne la Francia, e la Francia non avrebbe perso così tanto della sua bella fama e onore se la vita si fosse estinta prima degli ultimi due anni. L’Italia giace schiacciata sotto il peso combinato dei suoi vecchi tiranni e dei suoi nuovi amici perfidi. I tedeschi, recentemente così nobilmente svegliati, stanno dormendo di nuovo, mentre i loro padroni litigano e si riconciliano sulle loro questioni private e senza tener conto della volontà popolare.

La Polonia langue e soffre in silenzio, così come l’Ungheria, stanchi e innervositi dal loro ultimo tentativo eroico ma fallito. L’Inghilterra procede lungo il suo egoistico cammino, senza degnarsi di notare le sofferenze delle sue nazioni sorelle e i peccati dei loro oppressori. La Francia, da sola, persevera nella sua missione di filantropia e fratellanza per ogni popolo. E il flusso vitale sembra ancora scorrere nelle sue vene. Ma quale vita è, e come è vergognosamente maltrattata. Ogni idea di libertà autentica, di uguaglianza, di diritti popolari e di alleanza tra diverse nazioni, è ripudiata e dimenticata dai francesi – tranne che da pochi perseguitati dal governo e ridicolizzati dal popolo – la classe chiamata la finanza, benedice il momento in cui Luigi Napoleone è entrato in Francia, perché il suo ripristino di tutti i vecchi pregiudizi e routine ha garantito la ricchezza nelle loro mani. Coloro che sono mantenuti dallo Stato, che vivono di rendite vitalizie, incarichi inutili o fondi segreti, sono ora soddisfatti che nessuna di quelle mostruosità, che erano i peccati cardinali della vecchia monarchia, sia in pericolo di essere repressa dalla potente e vendicativa azione dell’ira popolare. L’esercito ama il nome di Napoleone, perché sotto Napoleone l’esercito era la Francia – e spera di vedere ancora il tempo in cui i campi venivano abbandonati per il campo, e un’uniforme era superiore all’insegna di qualsiasi professione più pacifica. Ancora più sorprendente, tuttavia, è la rivoluzione nel sentimento popolare nei confronti dell’uomo che non ha nulla di notevole se non il suo nome, e quel nome difficilmente legittimamente suo. Le classi popolari, che non hanno nulla da sperare o guadagnare dalla corruzione monarchica, che sono calde e sincere nel loro amore per la libertà e il benessere generale, che sono fedeli ai loro simili di tutte le nazioni, sono ora riunite sotto la bandiera di Luigi Napoleone. Come è stata prodotta questa strana inversione di sentimento? Sono forse troppo lontano, forse, per formare un’idea adeguata delle ragioni, ma il fatto è innegabilmente chiaro. La sagacia dei suoi amici e l’imprudenza dei suoi nemici hanno lavorato insieme a questo risultato, e ora il suffragio universale ha perso i suoi artigli, e il Presidente non lo teme più. L’Assemblea è contraria a lui – ma cosa può fare un’assemblea quando il popolo che l’ha eletta la abbandona, e il potere contro cui lotta la perseguita?

E ora devo complimentare il governo rappresentativo per l’equità della sua situazione.

L’anno scorso e due anni fa, quando gli elettori aumentarono notevolmente contro il Presidente, l’Assemblea fece di tutto per compiacerlo e sembrava completamente devota alla sua volontà. Oggi il corpo degli elettori è amico del Presidente e l’Assemblea combatte coraggiosamente, sebbene senza successo, contro di lui. Cosa significa questo? Evidentemente che il sentimento popolare non aspetta le elezioni, ma cambia come vuole, e l’uomo che oggi rappresenta gli elettori, cessa di rappresentarli domani, quando i loro sentimenti subiscono un cambiamento totale, seppur rapido. È una disgrazia troppo grave per essere sopportata per sempre. La sua riforma è tanto necessaria quanto difficile, poiché, se si rinnova l’Assemblea ogni volta che è essenziale per tenerla in armonia con la versatilità popolare, si distrugge ogni speranza di tranquillità nel paese e si mantiene la classe lavoratrice in un vortice politico perpetuo ed eterno di passione e pregiudizio.

Mentre scrivo questa lettera, l’Assemblea francese ha certamente rifiutato la dotazione di 180.000 franchi richiesta dal Presidente per l’anno in corso. Non ha mai sperato di ottenerla, ma l’ha chiesta con l’espresso scopo di provocare il rifiuto dell’Assemblea e quindi aumentarne l’impopolare.

Nulla può essere paragonato all’influenza magnetica esercitata dal Presidente, tranne l’entusiasmo cieco che il vero Napoleone ispirava nel brillante periodo dei suoi successi. Ma Napoleone, sebbene nemico della libertà, era un genio e uno potente, cosa che il suo successore certamente non è. L’entusiasmo popolare è come uno di quegli alberi tropicali che crescono in poche ore, ma rimangono senza tronco e quindi indifesi. Quando il giovane albero spunta da terra, si attacca al primo tronco che trova, che sia una quercia o un pioppo.

Ma il tempo avanza. I quattro anni della presidenza stanno per essere completati e presto si terranno nuove elezioni. Nell’attuale stato d’animo del popolo francese, cosa si può sperare, o meglio, cosa non si deve temere? È troppo probabile che Luigi Napoleone venga eletto; o, ancor più vergognoso, potrebbe essere fatto qualcosa per confermarlo per sempre nella sua attuale posizione.[1]

In tal caso, ogni speranza per le nazioni europee perisce, e la Francia perde il titolo di un nome glorioso e all’amore degli altri popoli. Una nuova rivoluzione potrebbe ripristinare i diritti che stanno scomparendo velocemente in Francia. Ma le rivoluzioni sono sempre pericolose, e la Francia ne è stanca.

Christine Trivulzio di Belgioioso.

[1] Napoleone si proclamerà imperatore il 2 dicembre 1852 e rimarrà al potere fino alla sconfitta nella battaglia franco-prussiana di Sedan, nel  1870,

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