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Lettere di un’esule – 5

By 5 Ottobre 1850Marzo 3rd, 2024esule, I suoi articoli

La tragicommedia dei tedeschi – Potere russo e schemi russi.

Costantinopoli, sabato 5 ottobre 1850.

La recente storia della Germania si racconta presto. Le classi superiori sono nemiche della riforma e delle rivoluzioni, a causa del loro egoistico attaccamento ai privilegi; le classi inferiori sono indifferenti, essendo abbastanza felici con vestiti, cibo, lavoro e pace. Dei diritti politici sanno molto poco e quindi se ne curano ancor meno. La rivoluzione ebbe origine interamente dalla classe media, molto numerosa, che includeva gli studenti e i professori delle università, avvocati, medici, il clero e tutti coloro che sono considerati uomini di scienza.

Questi volevano stabilire una sorta di governo platonico e nel frattempo desideravano ripristinare, o meglio gettare le basi di qualcosa che non era mai esistito se non nelle loro fervide menti; vale a dire, l’Unità delle nazioni tedesche. Così tanto parlavano e scrivevano, e tanto era il tumulto che riuscivano a sollevare a riguardo, che per un certo periodo la cosa sembrò davvero seria. Il re di Prussia, che era stato educato da alcuni di quei professori e ne aveva alcuni nel suo consiglio, ascoltò inizialmente con orecchio non disposto alle loro proposte, sperando di costruire sulle loro fondamenta l’edificio della propria grandezza. Gli uomini dell’università non erano repubblicani e, se intendevano fondere i molti piccoli stati tedeschi in uno grande e potente, intendevano anche conferirgli una costituzione monarchica. Il re di Prussia, il Mecenate di tanti filosofi e teologi, aveva la migliore possibilità di essere eletto imperatore di Germania, a patto che mantenesse fedelmente le sue vecchie associazioni e inclinazioni. Tale era la sua posizione quando concesse per la prima volta una costituzione ai suoi sudditi e prestò il suo aiuto all’esecuzione dello schema preferito dagli uomini dell’università; cioè la convocazione di un’Assemblea Nazionale a Francoforte, con lo scopo specifico di promuovere la Costituzione dell’Unità Nazionale.

 

L’imperatore austriaco avrebbe certamente opposto una ferma resistenza a questi progetti, ma essendo all’epoca gravemente minacciato e indebolito dalla guerra italiana e ungherese, dalla rivoluzione viennese e dalle eterno seme di malcontento nelle province slave dell’Impero, pensò fosse più prudente temporizzare con il Parlamento di Francoforte e cercò di bilanciare l’influenza prussiana attraverso gli studenti e i professori boemi, suoi sudditi, la cui opinione pesava pesantemente sul versante slavo del Parlamento.

 

Fu così che l’Assemblea di Francoforte sembrò per un po’ essere davvero investita di un’autorità indiscutibile e che i suoi membri pensassero che i loro decreti sarebbero stati obbediti dai re, imperatori e nazioni. Ma la loro autorità non fu messa alla prova, poiché quei politici e legislatori colti non riuscirono mai a concordare sul serio, né a scrivere alcuno dei loro decreti incontrovertibili. Ciascuno dei sovrani tedeschi si mise al lavoro per ridurre, corrompere, intimidire o stordire i professori colti, e riuscì miracolosamente nel tentativo. Alcuni votarono per il re Federico, altri per il re di Baviera; altri non ne volevano nessuno dei due, ma una sorta di capitolo reale composto dai principi minori. Nessuno di loro era abbastanza folle o audace da pensare di spodestare immediatamente uno dei sovrani regnanti dalle loro sovranità effettive; ma intendevano creare un titolo e una sovranità superiori a tutti, che dovrebbero essere la sovranità suprema delle nazioni tedesche. Ma quale rapporto dovrebbe avere questo con gli attuali principi? Dovrebbe essere solo un titolo vano? O se implicava una vera superiorità, come dovrebbe essere applicato?

 

Queste erano domande difficili da rispondere. Si fecero discorsi lunghi ed eloquenti sull’argomento, ma davvero senza scopo; e credo che i dotti deputati fossero tutto fuorché dispiaciuti quando i sovrani tedeschi, avendo sistemato i loro conti più intricati e affermato il proprio potere sui loro sudditi ribelli, pensarono che fosse giunto il momento di togliersi le maschere e dire agli insegnanti riuniti di tornare alle loro scuole e di astenersi d’ora in poi dall’ingerirsi in questioni molto troppo elevate per le loro capacità e posizioni nella vita. È vero che i membri colti di Francoforte ribatterono e protestarono contro un trattamento così duro; ma erano così caduti in basso nella stima pubblica che la loro ribellione rumorosa non riuscì a suscitare la minima simpatia; né avevano molte ragioni per lamentarsi, dato che non sapevano cosa fare con la loro autorità.

In questo modo il Parlamento di Francoforte fu sciolto, senza aver compiuto il minimo dei prodigiosi exploit che aveva annunciato; e con esso svanì, in gran parte, l’influenza limitante che le Università tedesche avevano a lungo esercitato sulle autorità dominanti. Questi uomini e questi enti scientifici, in cui erano state riposte speranze così care, erano scesi nel campo d’azione dalle nuvole dove apparivano e parlavano da divinità. Ma si rivelarono inadatti all’aratro o all’ascia e, in breve, a ogni tipo di lavoro. Da quel momento fino ad oggi non si è sentito nulla delle Università. Alcune di esse sono state chiuse, altre sottoposte a regole limitanti e umilianti; ma nessuna ha opposto la minima resistenza, nemmeno a parole:

Sono state frenate dal loro peggior nemico, loro stesse, e dal sentimento interiore e demoralizzante della propria incapacità. Liberati dal freno delle Università tedesche, i sovrani tedeschi hanno cancellato o stracciato le Costituzioni che avevano concesso ai loro sudditi e stabilito la loro autorità su basi assolute.

Ma la potenza più gigantesca nel Vecchio Mondo è quella che domina sulle parti settentrionali dell’Europa e dell’Asia. Quando vivi in Europa e vedi l’influenza irresistibile della diplomazia dello Zar sui movimenti interni di Francia, Inghilterra, Germania e Italia, la presa potente da cui né gli eroici polacchi né le nazioni danubiane sono riusciti a svincolarsi, sei irresistibilmente portato a pensare che l’intero peso della forza russa e gli sforzi massimi dell’arte russa siano impiegati per ottenere questi sorprendenti risultati in questa parte del mondo. Ma basta congedarsi dall’Occidente e visitare il Mondo Orientale, e la Russia ti apparirà in una luce completamente diversa, e difficilmente crederai che abbia altri interessi o altre preoccupazioni che non siano legate alle rive dell’Asia. La stessa diplomazia che comanda il presidente francese, i ministri e parte dei deputati e giornali francesi, la stessa diplomazia che detta ordini e piani ai principi italiani e traccia per il Papa la migliore via da seguire, opera una distruzione sicura, seppur lenta, nell’Impero Ottomano, si insinua nella fiducia del re di Persia e di altri sovrani asiatici e prepara la strada per la completa rovina della Compagnia delle Indie Orientali inglesi e per il proprio dominio su un terzo del mondo abitato.

Nella mia prossima lettera spiegherò con maggior dettaglio l’azione dissolvente delle trame russe sulla costituzione mussulmana, sulle loro usanze, sulla loro fede e sulla loro stessa esistenza. Nella mente dello Zar, il crollo dell’Impero turco e della Compagnia delle Indie Orientali sono due obiettivi da raggiungere contemporaneamente e con gli stessi mezzi. È uno spettacolo meraviglioso vedere questi sforzi simultanei e finora riusciti nel realizzare piani così giganteschi. Il loro successo finale avrebbe forse risultati benefici sulle prospettive del Mondo Orientale, ma porrebbe almeno per un certo periodo un freno a ogni ulteriore progresso di libertà e civiltà in Europa.

Può essere che l’Asia sia destinata a rinascere e iniziare una nuova vita sulle rovine del suo vecchio avversario fortunato, l’Europa? Che l’Europa debba essere punita per la sua ostinata egoismo, venendo ora costretta ad aspettare in schiavitù e oscurità finché l’Asia la raggiunge in apprendimento, ordine e civiltà?

Queste sono previsioni malinconiche, ma è impossibile contemplare il progresso dei poteri russi senza sentire la presenza e la forza terribile di uno dei flagelli di Dio, Flagellum Dei.

 

Cristina di Belgiojoso

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