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Parigi

By 19 Agosto 2016Giugno 15th, 2021I luoghi

Il decennio parigino e i suoi successivi viaggi occupano una parte importantissima della sua vita. Qui ha passato i suoi vent’anni, ha conosciuto e frequentato storici, musicisti e l’elite francese. Alle porte di Parigi è nata sua figlia Maria.
L’importanza del soggiorno parigino meriterebbe un approfondimento..

Come al solito sempre in movimento, anche a Parigi ha abitato almeno in otto luoghi diversi. Qui sotto riporto solo le sue proprietà.


23, re d’Anjou st. Honoré.

Cristina ci visse dal 1835 al 1844. In questo palazzo, oggi non più esistente, tenne il “salotto” dove si potevano trovare storici, musicisti e politici.

Da “Les Salons de Paris » di Beaumont – Vassy del 1866:

“Si entrava in un piccolo vestibolo che comunicava, a sinistra, con una sala da pranzo, a destra con il soggiorno. La sala da pranzo in stucco era decorata con dipinti nel gusto degli affreschi e dei mosaici di Pompei. Più lunga che larga, questa stanza si trasportava un piano nei giorni di ricevimento, serviva allora da sala da ballo. Il soggiorno, abbastanza grande e quadrato, era rivestito in velluto di un marrone quasi nero, punteggiato da stelle d’argento; i mobili erano coperti con lo stesso panno, e la sera, quando ci si entrava, ci si poteva credere in una cappella ardente, poiché l’aspetto generale offriva uno sguardo cupo. La padrona di casa, con il suo aspetto personale, si aggiungeva a quella singolare impressione. Una donna del genere era evidentemente fatta per un tale ambiente. Il quadro si adattava meravigliosamente al ritratto, ci si poteva davvero chiedere se il primo fosse stato fatto per il secondo o il secondo per il primo.”


4 (bis) Rue de Mt Parnasse

A questo indirizzo nel 1845 aquistò un terreno con una palazzina, tuttora esistente. Vi fece costruire una dependance dove alloggiare il suo amico storico Augustin Thierry..

Riporto la descrizione da parte di Charles Monselet, del 1852:

C’è in rue de Montparnasse, tra gli alberi, uno splendido Hotel; è il suo. Una porta di ferro, di squisita e bizzarra fattura, si apre su un giardino disordinato, pieno d’ombre e d’erba, dove corrono quattro o cinque caprette dalle gambe bianche e nervose. Una ragazzina, che dall’Italia ha portato sul viso un bacio del sole al tramonto, passa, inseguendoli, con una bacchetta di frassino in mano. La casa è in fondo, a destra, con torrette in ferro agli angoli e sculture nelle parti superiori. – Sulla soglia, immerso in una grande poltrona, quando c’è il sole, un uomo con gli occhi fissi, un cieco, che sembra sognare. Questo è quello che Châteaubriand chiama l’Omero della storia: è Augustin Thierry”

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