A poco a poco pubblicherò la seconda parte del diario. Si tratta dell’avventura del viaggio verso Gerusalemme e ritorno.
Le cartine che riporto qui sotto sono stata create in base al racconto di Cristina. Sono solo una traccia approssimativa. Mano mano che pubblicherò il diario scenderanno più nei dettagli.
Il viaggio verso Gerusalemme. E’ partita il 19 gennaio 1852 e arrivata il 10 aprile 1852
“Il mio viaggio è stato lungo, e attraverso paesi raramente visitati dai viaggiatori stranieri. Partendo dall’estremità settentrionale dell’Asia Minore, non lontano dal Mar Nero, ho visitato l’antica Galazia, Bitinia, Cappadocia e Cilicia fino a Tarso; quindi entrando in Siria, ho costeggiato il mare siriano attraverso Alessandretta, Antiochia,Latakia, Tortosa, Tripoli, Beirut, Sidone (l’antica Sidone), Sur (l’antica Tiro) e San Giovanni d’Acri. Poi, girando improvvisamente a sinistra e lasciando la costa, ho costeggiato il piede del Monte Carmelo, attraversato le colline della Galilea, raggiunto Nazareth, visto Sichem e Naplouse (l’antica Samaria), e infine sono entrata nelle mura sacre di Gerusalemme. Questo è stato il mio percorso in andata.”
Il Ritorno a Ciaq Maq Ogloù. Ripartita il 6 maggio 1852 e arrivata a “casa” il 13 gennaio 1853
“Nel ritorno sono arrivata fino a Nazareth di nuovo per la stessa strada, tranne che ho visitato Sebaste; invece di girare verso ovest e verso il mare, ho seguito una rotta settentrionale, ho visto Tiberiade e il suo lago ardente, ho ammirato le belle cime su cui è arroccata la città santa di Safed, ho attraversato quel tratto di deserto che si estende dai Beni Jacob, una delle sorgenti del Giordano, a Damasco, per cercare qualche giorno di riposo nella città regale, dove i miei pochi giorni si sono prolungati in mesi. Da Damasco sono andata a Baalbek; da Baalbek al Monte Hermon, ai cedri del Libano, ad Homs, a Nauca e ad Aleppo, attraversando le vaste pianure abitate dai Turcomanni e passando intorno al piede del Djaour Daghda, ho raggiunto Alessandretta, e da lì il Tauro. Lì ho cambiato nuovamente strada, e invece di passare attraverso la Cappadocia, ho tenuto verso nord-ovest e ho trascorso dodici giorni attraversando le catene del Tauro e dell’Anti-Tauro, arrivando a Konya, l’antica capitale della Karaman. Da Konya sono entrato in Galizia, ma da un lato diverso. Ankara l’ho ora lasciata sulla destra, e attraversando il territorio curdo, ho attraversato le montagne curde che si estendono dal Mar Nero fino a Baghdad. Ci siamo fermati nella piccola città di Bagleadur sul lato nord di quelle montagne, e da lì fino a casa mia c’era solo una cavalcata di tre ore. Come ho già detto, è stato un viaggio doloroso, pieno di pericoli immaginari e di sofferenze troppo reali. Ho dovuto attraversare le pianure dei Turcomanni, le montagne curde, la popolazione di briganti del Djaour Daghda, i rifugi dei Drusi e dei Metuali, e le regioni tanto temute degli Arabi, dei Beduini, degli Ausarj e dei Yezidi.”